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Giovedì, 06 Settembre 2012 13:09
La transazione avviene senza che cliente e negoziante si scambino nemmeno una parola Il chip che cambia i nostri acquisti La scelta di Starbucks e Wal-Mart

DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - «Money, money, money» cantavano gli Abba. Adesso soldi addio: a 67 anni Björn Ulvaeus, una delle voci maschili della storica band scandinava, guida la campagna per la scomparsa del denaro. È il suo pallino da quando il figlio è stato derubato per strada. E il governo di Stoccolma sta valutando seriamente di dargli ascolto. Dalla Svezia (il Paese che per primo introdusse la banconota di carta) alla California, dalla Francia al Kenya, il denaro sembra avere gli anni contati. L' hanno già dato per defunto tante volte: ucciso dalle carte di credito, scalzato dai pagamenti online. Questa volta però il «sicario» chiamato a far fuori il portafoglio è più forte dei predecessori di plastica o via computer. È lo strumento forse più amato dall' umanità. Il telefonino. Non ce ne separiamo mai. Solo il 13% delle persone (sondaggio Time) lo lascia in una stanza diversa da quella dove dorme. Il 68% lo tiene addirittura accanto al letto. Per rendere desueto il denaro o la vecchia credit card, basterà tenerlo in tasca. Senza neanche tirarlo fuori. Avviene già: l' applicazione Square' s Pay permette di pagare in alcuni negozi americani. Un affare tra smartphone, senza che cliente e negoziante si scambino necessariamente una parola. Quest' autunno Square' s Pay (compatibile con iPhone e alcuni modelli con Android) funzionerà in settemila caffè Starbucks. Con Google Wallet (solo Android, con tutte le carte di credito) il cellulare deve essere dotato di un chip speciale: si passa il telefono su un lettore simile a quello che si usa per le carte. Un mercato appena nato e già affollato: tra i competitor ci sono anche Isis e Merchant Customer Exchange. E se vi rubano il telefono? Si blocca come si fa con le carte. Un mercato in espansione: secondo uno studio della Gartner nel 2012 le transazioni via cellulare saranno pari a 172 miliardi di dollari. Ma la previsione è che la cifra triplichi arrivando a 600 miliardi entro il 2016. La grande maggioranza dei negozi non è ancora provvista della tecnologia necessaria. Ma giganti della distribuzione in America come Wal-Mart e Target hanno cominciato ad attrezzarsi. In Francia PayPal, pioniere dei pagamenti in Rete, sta sperimentando la spesa via smartphone grazie al sistema Mobile Payment in venti ristoranti McDonald' s. In difesa del caro, vecchio portafoglio (possibilmente munito di credit card) c' è il fatto che non ha bisogno di batterie, non si scarica. Tra i vantaggi del «mobile wallet» c' è la possibilità di usare eventuali sconti che utilizzino coupon o altre offerte via internet o sms. In Africa il telefonino è usato da milioni di persone per trasferire denaro. Nei Paesi più ricchi (e indebitati) diventa uno strumento per farlo sparire (o per far finta che ce ne sia di più di quello che si ha). È provato che i consumatori spendono più facilmente online usando lo smartphone (per esempio comprando musica) che stando seduti davanti al computer perché, dicono gli psicologi, il telefonino è percepito come un oggetto più personale di un laptop. Certo il passaggio al telefonino-carta di credito presenta ancora molti svantaggi. Money money, money, ridatemi i miei soldi: un reporter di Time ha provato a vivere per una settimana a San Francisco usando solo Google Wallet e Square' s Pay. Per comprare una bottiglia di liquore Harry McCracken non ha nemmeno pronunciato una parola al venditore (che tristezza). In certi casi il sistema mostra al negoziante il nome e la fotografia del compratore (modello poliziesco). Nell' acquisto di un paio di Dvd Harry ha avuto lo sconto «telefonino». In prospettiva, potrebbero sparire anche i commessi, scrive su Time. Risultato del test: «Felice dopo 7 giorni di riavere indietro il mio portafoglio». Denaro in fumo come vogliono gli Abba? Sì, ma non subito. Nel presente della Silicon Valley, fucina dell' innovazione Usa, tra i venture capitalist si assiste a una fuga dagli investimenti sulle realtà «impalpabili» (cadono in borsa i social network come Facebook) e alla rinascita di start up che producono oggetti veri seppure high-tech (strumenti per la cucina ad esempio). Liberarsi del portafoglio non sarà così facile.

Fonte: http://archiviostorico.corriere.it