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Mercoledì, 28 Maggio 2014 07:54

A un anno dall'Expo, tra allarme corruzione e promesse di rilancio, la metropoli ha già cominciato a ricostruirsi dal basso. A misura di giovani, start up, makers e coworking creativo.

La nuova Milano è in un ex garage dove si condivide tutto. Anche un'idea, nata sedendo ai lunghi tavoli di legno di un urban bike cafè, un posto che sembra atterrato da Berlino o Londra, frequentato dagli studenti e professori del Politecnico, dalla gente del quartiere, dagli amanti delle biciclette. E da chi lavora pochi metri più in là, nel coworking da cui è nato tutto e, magari, durante una pausa, davanti a un caffè, ha trovato un modo per collaborare a un progetto.
Sta in un cortile vicino ai grattacieli, uno spazio assegnato dal Comune e trasformato in un piccolo paradiso per maker, tra stampanti 3D, fresatrici, laser-cut, corsi di elettronica, workshop per bambini. È un ex edificio industriale che, dopo 15 anni di abbandono, è stato abbattuto dall'amministrazione: rinascerà come un laboratorio dedicato alle smart city e alle startup che si occupano di vivibilità, ambiente, risparmio energetico. Fino ad altre fabbriche dismesse, quelle di Lambrate, dove sono spuntate altre scrivanie in condivisione, gallerie d'arte, studi di architetti, blogger, aziende di grafica e comunicazioni, onlus.

È in tutti questi luoghi che a Milano si sta tentando di costruire insieme, dal basso, anche una nuova identità: una metropoli fatta "su misura" non più e non solo dei suoi protagonisti tradizionali, lavoro e impresa di una volta, banche e affari, borghesia meneghina del centro e ceti operai delle periferie, ma di quelle che il sociologo Aldo Bonomi chiama "avanguardie agenti": mix ancora un po' indefinito e ribollente di innovazione e precariato, idee per il futuro e servizi per ciò che già di diverso c'è. "È un cambiamento non si vede tanto guardando in alto, ai grattacieli, ma facendo i flâneur, osservando la città in orizzontale. Camminando lungo le strade, insieme ai negozi vuoti per la crisi, colpiscono soprattutto i luoghi di ibridazione in cui si mette insieme tutto, il coworking e il ristorante, il mercato della terra e il posto dove incontrarsi. Si è passati dai centri sociali, che erano spazi di resistenza, a spazi che sono di resilienza".

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