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Martedì, 20 Maggio 2014 08:18

Da venerdì 15 maggio il decreto Poletti è legge. Il dibattito sul provvedimento per il rilancio dell’occupazione resta aperto: da una parte il plauso delle imprese per cui il decreto amplia le possibilità di una flessibilità "buona", dall’altra i timori dei sindacati per una maggiore precarizzazione nei contratti. Da qualsiasi prospettiva lo si voglia guardare, il decreto Poletti supera la legge Fornero, in alcuni dei suoi principi cardine. Ecco cosa cambia. 

I contratti acausali 
La novità più grande riguardante i contratti a termine è l’eliminazione dell’obbligo, per le aziende, di inserire la motivazione per cui l’azienda ha fatto ricorso a un contratto a tempo indeterminato. Se prima occorreva enumerare le ragioni tecniche, organizzative, produttive o sostitutive che rendevano legittima l’apposizione di un termine al contratto con il dipendente, ora quest’obbligo decade. I contratti acausali, inoltre, potranno essere rinnovati fino a 36 mesi e non più, come con la legge Fornero, fino a 12 mesi: i rinnovi potranno essere fino a un massimo di 5.  

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