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“Azienda licenzia solo le donne: “Così stanno a casa con i figli”. Trovate questo titolo nella home page di Corriere.it.
In attesa che l’azienda, la Mavib di Inzago, in provincia di Milano, offra la propria versione, il caso mette in evidenza alcuni elementi generali su cui vale la pena fermarsi.
  1. La maggioranza dei dipendenti della Mavib sono operai e di questi operai la maggioranza sono donne. Si conferma, quindi, l’organizzazione largamente presente nelle imprese italiane che vede le donne ai livelli meno rilevanti della piramide lavorativa. Un dato che non può non far riflettere, soprattutto a distanza di soli due giorni dall’approvazione della legge che introduce anche in Italia le quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate e società a controllo pubblico. Per questo è opportuno richiamare qui l’allarme di Mario Draghi nel suo ultimo discorso da governatore della Banca d’Italia prima di passare alla Banca centrale europea, sull’incredibile spreco di talenti femminili.
  2. L’affermazione che è meglio licenziare le donne perché “possono curare i bambini e comunque quello che portano a casa è un secondo stipendio” evidenza una visione delle donne, della famiglia e della società che contrasta con l’evoluzione che donne, famiglia e società hanno avuto negli ultimi decenni. Ci sono più donne attente alla propria istruzione e che investono nel proprio lavoro/autonomia, meno matrimoni, una maggior instabilità coniugale/affettiva, si fanno meno figli, ci sono donne che scelgono di non avere figli, c’è un aumento delle famiglie monoparentali e dei singoli e una crescita delle persone anziane: solo per citare alcuni dei cambiamenti più rilevanti. Mutamenti tumultuosi e non ancora assorbiti. Tutt’altro.
  3. L’equazione donna-moglie-madre immobile nel tempo è sempre meno vera, ma ne permane nella società lo stereotipo. Lo diceva bene la ricerca, già ricordata su questo blog, realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza, secondo la quale per metà degli imprenditori lombardi le donne con famiglia sono le più “assenteiste” sul posto di lavoro e per il 10% di loro “conciliare” vita privata e lavoro riduce la produttività. Va ricordato che erano opinioni, non numeri realmente registrati. Nella mente degli imprenditori ascoltati, soprattutto piccoli e medi, insomma, c’è una associazione automatica tra donna con famiglia e assenza dal lavoro/minor produttività.
  4. Se rimane lo stereotipo, della donna-moglie-mamma ce n’è anche il rimpianto a leggere alcuni dei commenti lasciati da donne e da uomini sul sito di Corriere.it a proposito del caso Mavib. Il punto è che siamo a “metà del guado”, come ricorda anche Gattamatta75 in un commento all’ultimo post sulle quote ros. Il momento più difficile: si è percorso un pezzo di strada, ma non si è ancora compiuto quello che manca per arrivare a una parità vera. In questa fase è essenziale fermarsi e capire dove si vuole andare, verso quale tipo di società, per ridefinire ruoli e rapporti tra donne e uomini.
  5. Uno solo degli uomini dipendenti della Mavib ha partecipato allo sciopero indetto dalle colleghe. Tutti gli altri sono entrati al lavoro, regolarmente. C’è la crisi economica, vero. C’è, forse, anche il prevalere degli interessi individuali su quelli collettivi?
  6. Infine, qualche notizia su Mavib, ricavata attraverso i documenti della Camera di commercio. Mavib è di proprietà della famiglia Colombo. Il presidente è Franco Colombo, 85 anni, proprietario dell’81,84% del capitale. Amministratore delegato il figlio Ivaldo, 56 anni. Nel 2009 l’azienda ha fatturato 5,9 milioni di euro, quasi il 20% in meno dell’anno precedente, e ha perso quasi 10mila euro, meglio dei quasi 200mila euro persi del 2008. Il reddito operativo (principale variabile relativa all’andamento economico) “risulta in netto miglioramento dando concreti segnali di ripresa”. Il 2010 non è ancora disponibile su Cerved, ma il consiglio di amministrazione che ha discusso l’andamento del primo semestre 2010 parla di un fatturato che “sembra essersi ripreso, attestandosi già al 75% dell’intero fatturato 2009, segno di una ripresa del mercato, anche in considerazione del fatto che rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente risulta un incremento del 56,7%”. “Nettamente migliorata l’area della gestione operativa” e anche “la situazione finanziaria a breve-medio termine risulta in equilibrio al 30 giugno”.
L’azienda finora non ha voluto fornire la propria versione dei fatti. Fiom ha parlato di licenziamenti motivati dal venir meno della produzione.
Nel bilancio 2009 della società si dice che sono state sostenute spese per registrare nome e logo di fabbrica sia sul territorio europeo che su quello cinese. Possibile ipotizzare prossime delocalizzazioni produttive?

Fonte: La Ventisettesima Ora