Donne e teoremi, due universi paralleli e inconciliabili? Dopo il post sul pregiudizio che rende ardua la carriera delle scienziate – pregiudizio misurato e spiegato dall’economista Luigi Zingales in una ricerca di rilievo internazionale – pubblichiamo ora l’intervista a Elisabetta Strickland, professoressa di Algebra all’Università di Roma Tor Vergata e vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica. Il pregiudizio contro le donne scienziate è davvero così forte?

«I dati europei dicono che più del 50% dei laureati in materie scientifiche è donna ma quando si passa alla fase successiva la situazione cambia bruscamente: nella fascia dei ricercatori assunti solo il 30% sono donne. Ai livelli superiori, poi, il profilo di carriera diventa drammatico: nelle università italiane – ma è un dato comune in Europa – solo il 16,5% dei professori di ruolo sono donne, in tutte le materie scientifiche. Scarseggiano soprattutto in ingegneria e fisica. Va meglio in matematica, ancora di più in biologia e chimica. Ma in generale nelle scienze dure le donne sono davvero poche 

rispetto alle loro reali capacità».

Gli stereotipi di genere influiscono. «Le donne non vengono incoraggiate ad occuparsi di materie scientifiche. Sussiste lo stereotipo che non siano “adatte”.

 

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