Il rapporto annuale dell’Istat offre l’immagine di un paese sempre più impoverito. La disoccupazione giovanile alle stelle, il dilagare della precarietà, gli squilibri territoriali, le differenze di genere segnalano un disagio profondo. Eppure alcune ricette per far ripartire il paese ci sono. Su tutte invertire le politiche di rigore per intraprendere una strada di rilancio della domanda, della produzione e dell’occupazione. Soprattutto femminile.

La fotografia del paese che ci presenta l’Istat nel suo rapporto annuale è drammatica ma non particolarmente nuova: è l’immagine di un paese impoverito, con un Prodotto interno lordo che continua a cadere ancora nel 2013, trascinato dalla caduta di tutte le componenti interne della domanda, consumi privati, consumi collettivi e investimenti; con un potere d’acquisto delle famiglie che si è ridotto del 10,4% tra il 2008 e il 2013 e una perdita complessiva di un milione di occupati (-973 mila uomini e -11 mila donne), pari al 4,2 per cento del totale, di cui ben 478 mila solo nell’ultimo anno, segnalando una preoccupante accelerazione.  

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