Gli impianti eolici e fotovoltaici sono sempre più guardati con sospetto. Lo rivela un'indagine dell'Osservatorio Nimby (che sta per not in my back yard, «non nel mio giardino»), il termometro delle contestazioni ambientali in Italia, promosso dall'istituto di ricerca Aris, che  mette in risalto come la nascita di fenomeni spontanei, la creazione di comitati in seno alla società civile, spesso la sponda dei partiti politici, stia aumentando anno per anno la massa critica (e la capillarità sul territorio) delle contestazioni in materia ambientale.
Nell'occhio del ciclone soprattutto il settore elettrico (il 58% del monte complessivo dei fenomeni di agitazione provengono da qui), a seguire i rifiuti (nel 32,5% dei casi) e molto di meno – e questo è un paradosso – le infrastrutture (5,3%) e gli impianti industriali (4,1%), quelli che teoricamente presentano un maggiore impatto ambientale.

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