Mimi Kung, Ad. di American Express nel nostro Paese, guida un’azienda rosa al 70%. «Amo questa penisola nonostante sia difficile fare business a causa di troppa conservazione. Noi cresciamo e vogliamo aiutare l’innovazione”.

"Quando ho iniziato a conoscere l’Italia, avevo 30 anni. E ho capito subito che tutto quello che immaginavo da bambina era vero: la “dolce vita” esisteva veramente, ne sono rimasta folgorata. Amo così tanto questo Paese che mi sono sposata anche un italiano. Anzi, un napoletano". Sorride, Mimi Kung, che ama definirsi «woman in power». In effetti, Mimi Kung lo è. La sua è stata una carriera bruciante: nata a Taipei, si trasferisce giovanissima negli Stati Uniti dove studia e prende la cittadinanza. La svolta professionale arriva nel 1995, con l’ingresso nel gruppo American Express all’interno del quale in breve tempo ricopre ruoli di vertice prima a New York e poi Londra. Fino a raggiungere nel 2010, in qualità di senior vice president, l’Italia: il terzo mercato in Europa, dopo UK e Francia, per il colosso americano delle carte di credito. Tra le sue numerose responsabilità, anche quella di guidare il business delle carte consumer nel nostro Paese. Da poco più di due anni, Mimi Kung ha assunto il ruolo di amministratore delegato della divisione italiana di American Express, gruppo che conta a livello mondiale più di 63mila dipendenti, un giro di affari di 31,6 miliardi di euro realizzato con 102 milioni di carte di credito in circolazione. La sua “missione” è di conquistare nuove quote di mercato in Italia. «A fatica, ma ci stiamo riuscendo — ammette — Siamo cresciuti del 3-4% lo scorso anno, nonostante il Pil nazionale sia diminuito del 1,9%». 

Perché «a fatica»? «Purtroppo, qui non è facile fare business. Diciamo che, per riuscirci, devi costruirti relazioni forti. Conoscere le persone direttamente », risponde Mimi Kung. «Un enorme ostacolo è poi rappresentato dal poco decisionismo, dalla paura del cambiamento. Mentre in America è tutto più semplice, puoi chiamare al telefono chi vuoi e prendere un appuntamento quando hai un valore importante da comunicare». Questo senso di conservazione, fa notare il manager, si respira in ogni ambito che conta del Paese. A partire dalle posizioni apicali delle società pubbliche e private. «Non c’è dubbio — osserva — che il turn over manageriale sia troppo lento sia per gli uomini sia per le donne. E soprattutto per i più giovani».

Ma è sulle donne che Mimi Kung spende una parola in più: «E’ vero che in Italia conta di più il sesso della meritocrazia. Purtroppo, sono ancora troppo poche le aziende italiane che credono nelle donne. E che sono disposte a farle crescere. In Amex Italia accade il contrario, su mille dipendenti il 70% sono donne. Molte delle quali ricoprono ruoli di vertice». A livello manageriale infatti rappresentano circa il 40% dei dipendenti, mentre nei board sono addirittura il 50%. «Si tratta di un primato italiano nell’ambito globale del gruppo». Un altro “retaggio” che fa storcere il naso a Mimi Kung è il fattore “R”. Che sta per risparmio, e si traduce in una cultura del consumo antitetica rispetto ai paesi anglosassoni: «A differenza degli inglesi, che sono grandi utilizzatori di carte di credito come gli americani, gli italiani sono più affezionati ai bancomat o alle carte a debito. E’ un aspetto, questo, che li avvicina molto ai francesi». L’ad, per essere ancora più chiara, porta un esempio pratico: «In Italia il rapporto debito/reddito è in media allo 0.65, cioè ogni dollaro che si guadagna 65 centesimi vengono utilizzati per pagare il debito. Quindi, con un risparmio di 35 centesimi. In Uk il rapporto è molto più alto, pari al 1.2: guadagni un dollaro o un pound e ne spendi 1.20. In America, il rapporto raggiunge addirittura l’1.8».

Ma questa percezione al risparmio si può cambiare? Oppure, è una partita persa in partenza? «La sfida non è facile — risponde Mimi Kung — Per quanto ci riguarda, dobbiamo essere così bravi da far capire agli italiani che non siamo più un prodotto premium, ma accessibile a tutti. Purtroppo, questo messaggio non è ancora arrivato». Un tentativo, quello di Amex, reso ancora più difficile dallo “spesometro”: lo strumento fiscale che impone rigide restrizioni per i pagamenti in contanti sopra i mille euro. «È un provvedimento che sulla carta dovrebbe spingere le persone ad utilizzare la carta di credito. Ma in pratica non accade perché in Italia sopravvive un’enorme economia sommersa. Non solo, per certi versi, questo limite innesca un meccanismo perverso che aumenta tra i consumatori un certo timore ad usare la “plastica”». (v.d.c.) “Purtroppo, sono ancora troppo poche le aziende italiane che credono nelle donne” sostiene Mimi Kung, ad di America Express Italia.

 

Fonte: La Stampa