Donne, futuro dell’impresa!
Se ne è parlato questa mattina, al Palazzo delle Stelline,
con docenti, politici e imprenditrici.
Consegnati i riconoscimenti alle vincitrici del premio
"Donne Impresa Lombardia"
Si è tenuto lo scorso 5 marzo al Palazzo delle Stelline, nella Sala conferenze del Parlamento Europeo, la Tavola rotonda dal titolo "Donne e futuro d'impresa". L'incontro ha visto anche la premiazione delle tre imprenditrici che hanno saputo interessare la giuria del Premio "Donne Impresa Lombardia": Lucia Belluscio di Vigevano (crescita e sviluppo), Roberta Redaelli di Como (innovazione e ricerca) e Stefania Crupi di Sondrio (diffusione della cultura della responsabilità d'impresa).
Targa e riconoscimento sono andate a coloro che hanno saputo cambiare, trasformare e rendere competitiva la propria attività anche nei momenti di maggior crisi economica. Infine, le due menzioni speciali: a Ornella Moroni, segretario generale di Confartigianato Sondrio (prima donna a ricoprire tale carica in tutta la Lombardia) e a Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato Lombardia per il suo continuo sostegno all'attività a favore dell'imprenditoria femminile.
Il dibattito ha invece visto la partecipazione dell'Europarlamentare Licia Ronzulli, di Giorgio Fiorentini (docente di management delle Imprese Sociali all'Università Bocconi di Milano), Gianna Martinengo (imprenditrice nel campo dell'innovazione tecnologica, Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile Camera di Commercio di Milano e Coordinatrice dei Comitati per l'Imprenditoria Femminile della Regione Lombardia) e Lucia Pannese, Presidente di Imaginary (impresa che si dedica alla produzione di giochi educativi in 3D). Ha moderato Davide Ielmini, giornalista e autore di "Donne in Quota", volume pubblicato da Confartigianato Varese e dedicato alle "capitane coraggiose" della micro e piccola impresa che fanno economia in Lombardia e in tutta Italia.
La discussione è stata anticipata dalla presentazione della ricerca "L'imprenditoria femminile in Lombardia" a cura di Licia Redolfi dell'Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia. L'Italia è leader in Europa per quanto riguarda il numero delle imprenditrici: 1.390 contro le 1.363 della Germania e le 1.125 del Regno Unito. Le Artigiane, nel quarto motore d'Europa, sono circa 70mila (29mila in più rispetto alla Emilia e Romagna, regione italiana che mostra una fra le migliori performance), si impegnano anche in attività altamente tecnologiche ma la laurea è ancora un "optional".
Solo in provincia di Milano, nei primi tre mesi del 2011, circa 5mila donne hanno perso il lavoro – ha sottolineato l'onorevole Ronzulli. In Italia, nel 2012, era occupato il 46% delle donne: si è calcolato che se la percentuale salisse al 60%, il PIL raggiungerebbe quota 9%. E la crisi, sinceramente, si sentirebbe meno.
Quote rosa o meritocrazia? La seconda, ovvio. Perché le persone – incalza la Martinengo - debbono essere misurate in base alla competenza, all'etica e all'equità reale.
Inutile ingannarsi: dal problema "conciliazione", non se ne esce facilmente. Perché tutte le imprese dovrebbero essere sociali e la responsabilità sociale – ha detto Fiorentini – appartiene al Dna delle micro e piccole imprese. Dunque, l'obiettivo è quello di creare benefici economici ma anche sociali. In poche parole, sviluppare capitale umano che sappia cogliere le opportunità di un sistema nel quale cambieranno gli stili imprenditoriali, di management e consumistici.
A proposito di "stile imprenditoriale", ecco Lucia Pannese: imprenditrice laureata in matematica che, ci tiene a sottolinearlo, arriva da famiglia tedesca. Ed è forse per questo che riesco a lavorare più con l'estero che con l'Italia. Quello della Pannese è un modo di pensare più europeo che italiano: Non faccio distinzione tra uomo e donna, ma tra persone. Non mi sono mai posta il problema della conciliazione, perché applico il buon senso. Nella mia vita ho fatto di tutto – lavoratrice dipendente, libera professionista ed ora imprenditrice – e so che ci vuole determinazione, logica e senso pratico anche nell'affidare determinati compiti ai propri collaboratori. E' fondamentale individuare competenze e responsabilità specifiche.
Il problema, dunque, è di natura culturale: l'Italia la pensa in un modo e gli altri Paesi europei (soprattutto quelli del Nord Europa) in un altro. Si chiede sì più attenzione alle donne ma anche ad un impianto di Stato sociale che non privilegi, che non faccia assistenzialismo ma che – e questo è il punto – sia reale sostegno alle famiglie. I relatori intervenuti sanno, però, che questo non sarebbe sufficiente: ci vuole cultura, forza di volontà, capacità di decidere. Ma dopo aver tolto di mezzo i tanti
pregiudizi che ancora oggi sono d'intralcio a chi vuole essere – nello stesso tempo – madre, moglie, imprenditrice.
Nella sezione "Premi" i profili delle vincitrici.