La sfida: digitale e nuove imprese
Banda "ultralarga", Internet veloce, cento nuove imprese all'anno.
Passato Ferragosto il governo tornerà a occuparsi di conti pubblici, tagli alla spesa, ma soprattutto di sviluppo e crescita. Il premier Mario Monti nell'ultima riunione del consiglio dei ministri ha chiesto a ogni dicastero un piano concreto di lavoro per varare la fase due: da un lato la spending review, dall'altro le ipotesi di lavoro per l'abbattimento del debito pubblico attraverso la dismissione del patrimonio immobiliare.
In un solo fondo tutte le risorse per incentivare il venture capital
Il problema è quello di trasformare il nostro Paese in un terreno più fertile per la nascita delle imprese start up, ovvero le aziende basate su idee imprenditoriali, innovative. In questi mesi una task force - di esperti che hanno lavorato «pro bono» per il ministero dello Sviluppo economico (guidata da Alessandro Fusacchia) ha messo a punto un documento che stabilisce alcune linee guida per favorire il successo delle start up anche in Italia. Il rapporto dei saggi, che sarà presentato ufficialmente a settembre, è in questo momento in fase di trascrizione in apposite norme di legge presso gli uffici del dicastero di Passera. Nel documento si prevede, tra l'altro, l'unificazione in un solo fondo di tutte le risorse pubbliche mirate a sostenere e incentivare il venture capital, ovvero il capitale di investimento di rischio. Risorse che effettivamente esistono, ma finora sono state poco utilizzate o adoperate in modo disorganico e poco efficace. Altre norme riguardano ulteriori semplificazioni procedurali, allo scopo di eliminare passaggi burocratici inutili e ripetitivi. L'obiettivo è quello di sostenere la nascita di almeno 100 nuove imprese ogni anno.
Edilizia amministrazioni abbattere la burocrazia
In questi mesi il ministero dello Sviluppo economico, insieme alle associazioni di lavorato direttamente interessate, ha per mettere a punto un nuovo provvedimento sulla semplificazione degli adempimenti burocratici di impresa. In „ questi anni ne sono stati già varati diversi, ma i tecnici del ministero affermano che si tratta del più corposo pacchetto di semplificazioni di impresa a cui si sia posto mano da molto tempo a questa parte. In particolare sono state raccolte e vagliate circa 80 norme di semplificazione procedurale, in materia di lavoro, fiscale, autorizzativa. Gli uffici le stanno ora vagliando per trasporle in un pacchetto legislativo.
Sempre da settembre in poi, però, dovranno essere attuate molte delle misure già contenute nel provvedimento «Semplifica Italia». Si va dallo sportello unico per l'edilizia, che diventa il punto di riferimento unico per tutti gli atti e le autorizzazioni per interventi di costruzione, all'attivazione del responsabile unico dei procedimenti amministrativi. Ovvero, il dirigente in ogni amministrazione che dovrà garantire alle imprese e ai cittadini la conclusione di una pratica rimasta «bloccata».
Abbattere il digital divide almeno nelle grandi città
L'agenda digitale europea prevede che entro il 2013 tutti i cittadini dell'Unione dispongano di collegamenti a Internet di velocità almeno di 2 megabit; entro il 2030 la velocità deve salire ad almeno 30 megabit. Un obiettivo molto lontano per l'Italia, e una seria palla al piede per l'economia italiana. Il pacchetto Passera prevede così nel quadro dell'Agenda Digitale nazionale la conferma dell'azzeramento del digital divide (ovvero la separazione tra chi ha la possibilità di navigare sul web e chi di fatto è privo di questa opportunità) di qui alla fine del 2013. Nel quadro delle iniziative, però, partiranno i lavori per consentire la navigazione sulla cosiddetta «banda ultralarga» (ovvero il collegamento via fibra ottica superveloce, addirittura potenzialmente a 1 gigabit al secondo) almeno nei grandi centri urbani. L'intenzione è quella di mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie per incentivare gli operatori privati a partecipare con danari propri attraverso specifici bandi ad hoc.
Basta sprechi nella lista della spesa della pubblica amministrazione
Alla ripresa il governo dovrà fare i conti con la fase due della spending review: a parte il capitolo della revisione degli incentivi al sistema produttivo (vedremo se sulla base del «piano Giavazzi»), la sfida più importante è quella della definizione dei costi standard per l'acquisto di beni e servizi della Pubblica amministrazione.
Come sollecitato dal super commissario per i tagli alla spesa pubblica Enrico Bondi, si tratterà di accelerare sulla complicatissima questione degli sprechi in tema di acquisti. Secondo Bondi, sui 60 miliardi di spesa censiti, l'eccesso di spesa si colloca tra il 25 e il 40 per cento.
Ma si tratterà di lavorare sodo anche per attuare l'articolatissimo pacchetto contenuto nel decreto legge sulla spending review approvato proprio in questi giorni. Si parte con il taglio degli organici, il delicatissimo riordino delle Province (che saranno dimezzate, a parte l'istituzione delle dieci città metropolitane), la soppressione di alcuni enti minori, il riordino delle Agenzie fiscali, e l'indicazione dei fabbisogni standard.
Scuola, sanità, anagrafe: un grande data center al Sud
Nel quadro dell'Agenda Digitale sono previste diverse misure per favorire una maggiore digitalizzazione (e velocizzazione, ed efficienza, sperabilmente) della Pubblica amministrazione. Una di cui finora non si era parlato - ma che pare di grande rilievo - è la creazione di grandi data center nel Mezzogiorno del paese. Sono disponibili risorse per incrementare l'informatizzazione della scuola, ma si intende anche mettere a regime su tutto il territorio nazionale il cosiddetto fascicolo sanitario elettronico. È previsto anche l'avvio dell'anagrafe centralizzata, riducendo il numero pletorico delle tante banche dati della pubblica amministrazione. Si punta inoltre a favorire l'alfabetizzazione digitale delle piccole imprese e delle famiglie. Su questo versante è già disponibile un miliardo di euro per finanziare le iniziative. Un altro miliardo è in carico al ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca per il programma delle «smart cities», su cui già sono stati lanciati i relativi bandi.
Migliorare gli acquisti on line, oggi la metà è il gioco d'azzardo
Rispetto ad altri Paesi europei l'Italia vede uno sviluppo decisamente inferiore dell'ecommerce, ovvero il commercio elettronico ha sviluppato utilizzando Internet. Una realtà penalizzante, visto anche che moltissimi prodotti tipici italiani (dalla moda e l'abbigliamento a quelli alimentari, solo per fare alcuni esempi scontati) potrebbero trovare importantissimi sbocchi di vendita su scala internazionale. Insomma, spinta all'internazionalizzazione ma anche all'imprenditorialità e all'innovazione. Per questa ragione tra le misure dell'Agenda Digitale planetaria si prevede il varo di incentivi per favorire lo sviluppo della moneta elettronica e degli acquisti con l'e-commerce, che potrebbe conquistare anche degli specifici incentivi di carattere fiscale. Attualmente (dati 2011) il commercio elettronico vale quasi 19 miliardi di euro, in forte aumento: ma il settore che fa la parte del leone è il gioco d'azzardo online, che vale oltre la metà del mercato (56,9%), seguito da turismo (24,8%) e assicurazioni (5,9 per cento).