Rapporto Unioncamere 2012: diffuso in occasione della decima Giornata dell’economia prevede nel 2012 un calo del Pil dell’1,5% mentre si perderanno 130 mila posti di lavoro.
Particolarmente penalizzate le regioni del Sud, la ripresa solo a partire dal 2013. Si dovà attendere il 2013 per vedere un’inversione di tendenza, con un incremento del Pil dello 0,8% (+1,3% nel Nord-est).
Secondo Unioncamere sono le regioni del Sud a pagare «lo scotto più consistente della crisi segnando un decremento del pil dell’1,8% con Abruzzo, Molise e Basilicata destinate a registrare una contrazione del 2%». Anche i consumi delle famiglie e la spesa per gli investimenti sono previsti, quest’anno, in ulteriore e sensibile calo (rispettivamente -2,1% e -3,8%) più marcato nelle aree meridionali.
Sul fronte dell’occupazione le previsioni sono tutt’altro che rosee. «Il difficile contesto economico continuerà a colpire soprattutto le imprese con meno di dieci dipendenti, più fortemente legate ai consumi interni. «Esse – si legge nel Rapporto – genereranno un numero di assunzioni inferiore a quello delle aziende con 50 dipendenti e oltre (244.000 contro 262)».
A fine anno, il saldo si prospetta pari a quasi 62.000 unità in meno per la classe di aziende tra uno e nove dipendenti», dato superiore a -33.000 per le aziende tra i 10 e i 49 dipendenti. Per le imprese oltre 50 dipendenti il calo occupazionale è previsto di 35.000 addetti. E a soffrire di più sarà il settore costruzioni «dal quale ci si attende la più elevata emorragia occupazionale: più di 34.000 i posti di lavoro che, tra entrate e uscite, si dovrebbero ridurre nell’arco dell’anno con un calo dell’occupazione dipendente che in questo ambito raggiungerà il -3,3%».

>> Consulta il Rapporto Unioncamere 2012.