L’Ilo (International Labour Organisation) nel documento “Global Employement Trends 2014” riporta che 202 milioni di persone sono state disoccupate nel 2013, 5 milioni in più rispetto all’anno precedente, raggiugendo un tasso di disoccupazione del 6%.
La crescita della disoccupazione si nota soprattutto nelle regioni del Sud e dell’Est dell’Asia, che insieme rappresentano il 45% delle persone in cerca di lavoro, ma non bisogna dimenticare i tanti lavoratori che vivono in condizioni di povertà.

 La disoccupazione in Italia nel 2013 ha raggiunto il 12,2% e continuerà ad aumentare fino al 2015 toccando il 12,7%.
I giovani, in particolare, continueranno a essere la parte debole. Secondo i dati dell’Ilo, 74,5 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni erano disoccupati nel 2013, circa un milione in più rispetto all’anno precedente. Il tasso globale di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 13,1%, quasi tre volte in più di quello adulto. Non solo: nei Paesi per i quali si hanno delle informazioni, si sa che è cresciuto anche il tasso di coloro che non studiano e non lavorano. In alcuni Paesi un quarto dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni è Neet (Not Engaged in Education, Employment or Training).
Secondo il Rapporto 2013 della Commissione europea, l’Italia è il Paese peggiore per chi perde il lavoro. Le possibilità di trovarne un altro entro un anno sono tra 14-15%, cioè le più basse di tutti i 28 Stati membri dell’Ue. Il commissario Ue al lavoro Lazlo Andor ha sottolineato che “in Italia non cresce solo la disoccupazione ma anche la povertà”. La conclusione è che «servono più investimenti nei posti e nelle persone, migliorando il funzionamento del mercato del lavoro, aumentando l’efficienza del fisco, sostenendo la transizione in ingresso e uscita dall’universo occupazionale». 

Fonte: Linkiesta