Da recenti indagini IDC, la penetrazione di device mobili e app nell’industria privata e in alcuni comparti della PA aumenterà ancora sensibilmente nei prossimi due anni, sulla spinta della consumerizzazione e dell’evidenza di come l’enterprise mobility stia abilitando nuovi modelli ed efficienze operative, migliorando produttività e collaborazione.
Si pensi, per esempio, ai tablet: stando a uno studio di IDC pubblicato a gennaio 2014, il 31% dei possessori di tablet negli Stati Uniti sottolinea di utilizzare il device anche per propositi attinenti la sfera lavorativa, e il 57% di portare il tablet in ufficio; analoghe le percentuali in un Paese europeo come l’Inghilterra, 33% e 55%.

 Tuttavia, se è vero che il BYOD è il primo passo che ha dato il via a politiche più strutturate di gestione e utilizzo dei device mobili, è anche vero che la mobility sta ormai permeando le organizzazioni ben oltre il BYOD stesso o il mobile device management, abbracciando processi e linee di business differenti, in particolare il marketing, le vendite e la gestione della forza lavoro.
Per questo motivo, nella visione di IDC, i CIO devono oggi meglio comprendere i punti di vista delle linee di business, così da rendere l’enterprise mobility una strategia univoca, “aziendale”, e non un insieme spesso disomogeneo di singole iniziative. Per i CIO significa mettere in conto che la mobility per i CEO si traduce in competitività aziendale, per i CFO in efficienza, per i CMO in esperienza utente, app ed engagement, per le LOB in operazioni integrate e produttività, per l’HR in mobilità e qualità del lavoro.

Fonte: Tech Economy