«Ho avuto un'idea che poteva migliorare la vita delle persone. Google l'ha presa, ne ha fatto un progetto industriale e l'ha portata nei computer di tutto il mondo. Milioni di persone oggi possono usarla, gratuitamente. Come potrei essere arrabbiato con Google? O infelice?».

Sono passati 15 anni da quando Massimo Marchiori - il quarantunenne matematico padovano autore dell'algoritmo che fa girare il mondo - presentò a Santa Clara, durante la sesta conferenza del World Wide Web, il motore di ricerca battezzato Hyper Search. Oggi per lui è un giorno speciale. Dall'Università di Padova, in diretta streaming mondiale, presenta Volunia, il motore di ricerca di terza generazione interamente sviluppato in Italia. Nòva24 ha provato in anteprima il nuovo motore di ricerca, e in queste pagine racconta come l'idea di Marchiori potrebbe cambiare l'esperienza della ricerca online. Fin da subito, aprendo Volunia, si percepisce la possibilità di vivere il web in un modo nuovo. Lanciando una ricerca con Volunia non si accede solo alle informazioni contenute in una pagina internet: si possono anche vedere e raggiungere le persone che in quel momento stanno guardando la pagina.

O che sono già passate in quell'angolo di web. Strumenti e funzioni rimescolano vecchie e nuove pratiche, per inseguire l'intuizione che ha guidato il lavoro del team di sviluppo: un gruppo di studenti o ex-studenti del matematico di Padova. Intuizione che Marchiori riassume così: «Il web è un posto vivo: ci sono le informazioni, ma anche le persone. La dimensione sociale, già presente, deve solo emergere». Non all'interno di community chiuse, ma nel gesto quotidiano della navigazione online. E il motore nato a Padova dimostra che è possibile.

Volunia è il frutto dell'omonima start up fondata nel 2008 da Massimo Marchiori e Mariano Pireddu, imprenditore sardo delle Tlc con alle spalle avventure imprenditoriali nell'est europa: tra le altre, Pireddu è stato amministratore delegato dell'internet provider Czech On Line, di proprietà del fondatore di Tiscali Renato Soru: fu la versione ceca di Video On Line, uno dei primi internet service provider italiani, lanciato nel 1993 dall'editore sardo Niki Grauso. Un progetto visionario, che attirò anche l'attenzione di Nicholas Negroponte, direttore del MediaLab al Mit di Boston.

Quattro anni fa il matematico di Padova e l'imprenditore di Oristano si sono incontrati a Venezia, in una pizzeria, e hanno iniziato a discutere di come si sarebbe potuta innovare l'esperienza della ricerca online, che «non è mai cambiata dalla nascita del web». Marchiori aveva un'idea. Pireddu la disponibilità a investire capitale privato (fino a oggi, 2 milioni di euro). L'avventura, tutta italiana, poteva cominciare.

L'idea è ora messa alla prova: oltre 100mila beta tester da tutto il mondo oggi inizieranno a fare ricerche online con Volunia (su www.volunia.com è possibile registrarsi per partecipare al test). «Tra i tester ci saranno anche ingegneri di Google: lì c'è molta curiosità per il nostro annuncio», conferma Marchiori, che non ha mai perso il contatto con Mountain View. Da quando Larry Page, nel 1997 studente a Stanford, ispirato dall'idea di Marchiori, la fece sua, trovò le risorse e un anno dopo fondò Google, con Sergey Brin. Alla conferenza di lancio i due ringraziarono Marchiori, offrendogli un posto di lavoro in Google. Nel tempo si sono aggiunte altre offerte, tra cui quelle di Microsoft e Yahoo!. Ma lui è tornato in Italia, «a fare ricerca». 

Senza diventare un milionario della Silicon Valley. E senza un briciolo di rancore verso «gli amici Page e Brin». Per quindici anni Marchiori non ha mai smesso di fare quello che ama di più: studiare la rete e i modi in cui informazioni e persone interagiscono online. L'idea di «inventare Google per la seconda volta» non l'ha mai abbandonato.

Cerca e incontra, seek & meet, è il motto che compare nel logo di Volunia. Il web diventa un territorio vivo, da esplorare. Un cambio di prospettiva favorito dalla funzione 'mappa': per ogni sito, l'algoritmo di Volunia elabora una pianta «per guidare l'utente come farebbe un TomTom del web», scherza Marchiori. Le sezioni del sito diventano 'quartieri': la mappa è navigabile e mostra in tempo reale dove sono gli utenti.

Le funzioni sociali fanno il resto dell'esperienza. Il sito non è più solo il suo contenuto, ma anche la realtà sociale che può generare. Navigando con Volunia e cliccando sul pulsante 'persone', si accede al box sociale della singola pagina: «Un forum alimentato dai messaggi e dalle discussione degli utenti che hanno visitato quel luogo». Persone con cui si condividono interessi, e con cui si può fare amicizia o avviare discussioni via chat. Nel rispetto delle politiche della privacy.

Garantire la riservatezza degli utenti è un valore per la strategia aziendale. A Volunia sanno bene che da questo dipende il destino del loro progetto. «Non raccoglieremo i dati delle navigazioni, né faremo dossier per profilare gli utenti - assicura Pireddu -. L'impegno è formale, rientra nella strategia aziendale: per tutta la fase di sviluppo abbiamo cercato di metterci nei panni di chi avrebbe usato il motore, per tutelarne la privacy». Il modello di business è tradizionale: i ricavi verranno dalle inserzioni pubblicitarie, che saranno introdotte in una seconda fase.

Nel frattempo, Volunia ha blindato il progetto con un brevetto registrato negli Usa - ma che protegge l'invenzione in tutto il mondo - avvalendosi di uno studio legale di Chicago. Così, se il motore tutto italiano piacerà a Google o Facebook i due colossi dovranno farsi vivi.

E se volessero acquisire Volunia? «Noi ascolteremo tutte le proposte», risponde senza ipocrisia Pireddu, che però precisa: «Oggi quello che ci interessa è ascoltare gli utenti e capire se il progetto piace e dove può essere migliorato». Sul tema acquisizione Marchiori reagisce da ricercatore: ma lo fa a modo suo. «Abbiamo fatto Volunia per migliorare la vita della gente. Se arriva qualcuno che può farlo ancora più bello, garantendo la privacy degli utenti, che male c'è...».

Quando faccio notare a Marchiori che è già successo, una volta, e che la storia potrebbe ripetersi, lui sorride, mi guarda negli occhi e chiede: «Come potrei non esserne felice?».

 

Fonte: Il Sole 24 Ore