Il passaggio da un sistema di archiviazione analogico — nastri, dischi, album fotografici — a uno digitale era visto in origine come una delle strade maestre per la preservazione del sapere (la Carta per la conservazione del patrimonio digitale stilata dall’Unesco è del 2003), tuttavia si è rivelato nell’ultimo decennio un’arma a doppio taglio. Fonte di grandi opportunità in termini di riduzione dello spazio necessario all’archiviazione, facilità di accesso e riproduzione delle informazioni e minori costi, ma foriero anche di emergenze e di contraddizioni

«La digitalizzazione in realtà può ridurre le possibilità che un’opera sopravviva» spiega a «la Lettura» Nicholas Carr, autore del bestseller Internet ci rende stupidi? (edito da Raffaello Cortina). Un libro di carta può durare centinaia d’anni, mentre il ciclo di vita di un supporto magnetico può arrivare al massimo a un secolo. «Un’altra ragione — prosegue Carr — è che applicazioni, sistemi operativi e formati dei file diventano obsoleti velocemente, rendendo impossibile accedere a materiale multimediale anche solo di pochi anni precedente».

Fonte: Corriere.it