Si presenta come una semplice chiavetta Usb. Di quelle che usiamo ogni giorno per memorizzare documenti, foto e filmati. Ma al suo interno è nascosto un sistema operativo Linux che la trasforma in Pc tascabile. E’Keepod e costa solo 7 dollari (circa 5 euro). Potrebbe diventare lo strumento hitech per sconfiggere il digital divide. Spiega il milanese Francesco Imbesi (33 anni) che assieme all’israeliano Nissan Bahar (35 anni) ha messo a punto la chiavetta: «Siamo partiti un anno fa dopo avere fatto due considerazioni. Primo, cinque miliardi di persone, cioè il 70% della popolazione mondiale non possiede un computer. Secondo, la soluzione proposta da Nicolas Negroponte, si è rivelata inadeguata». 

Il riferimento è al progetto “One Laptop per Child” iniziato nel 2005, con l’obiettivo di realizzare un Pc low cost da 100 dollari. Alla fine ne vennero prodotti quasi 2 milioni di esemplari, ma il prezzo salì a 140 dollari. Troppi per chi deve combattere ogni giorno per la sopravvivenza. «Così nel giro di pochi mesi ha visto la luce Keepod». Noi l’abbiamo provata in anteprima, con risultati più che soddisfacenti. 


Semplicità d’uso, immediatezza delle operazioni e sicurezza. Queste le linee guida seguite da Francesco e Nissan per progettare questo originale “Pc tascabile”. Ecco come funziona. Basta prendere un computer Windows o Mac anche datato (fino a 10 anni), inserire la chiavetta Usb e accenderlo. Il sistema Linux Debian prende subito “possesso” del vecchio computer e dopo pochi secondi appare la schermata iniziale, dove viene chiesto «nome utente e password». 

Senza queste informazioni la chiavetta non fa partire il sistema operativo, che occupa solo 600 MB. Una misura di sicurezza in caso di smarrimento, perché dati personali e programmi sono crittografati. «Per noi il computer fisico è una “scatola vuota” di cui usiamo alimentazione, processore e schermo – spiega Nissan, esperto in security – a Keepod non interessa neppure l’hard disk, poiché file e documenti sono archiviati al suo interno in cartelle protette». La grafica risulta chiara, di facile utilizzo. Con una schermata principale pulita, “minimal”. Programmi e app vengono identificati da un’icona.

Un’interfaccia intuitiva, simile a quella di smartphone e tablet. Non solo. Su Keepod sono già caricati i programmi essenziali, tutti gratuiti. Da Google Chrome per navigare su Internet e Mozilla per la posta elettronica, ma anche Libre Office per scrivere documenti elaborare tabelle elettroniche e presentazioni. Ricca la dotazione Social. Oltre agli immancabili Facebook e Twitter troviamo Skype, Spotify e Pinterest. Risulta semplice personalizzare la chiavetta, basta accedere al Keepod Store e scegliere tra le 41 mila app già presenti. 

Altro grande vantaggio è quello di operare sia online che offline. Perché in molti villaggi isolati e baraccopoli delle grandi città, non è detto sia disponibile un hotspot Wi-Fi. Così l’utente può lavorare offline e archiviare i documenti sulla chiavetta, poi quando trova una connessione Internet scarica i contenuti sul cloud. Il software all’interno di Keepod è free, dunque sono disponibili i codici di programmazione per gli sviluppatori. 

Ma qual è il modello di business adottato? 
«Per i primi tempi la forniremo completa di sistema operativo a 5 euro – spiega Nissan - con un guadagno attorno a 1 euro. Ma il prezzo si può ridurre per elevati volumi produttivi». Nei prossimi mesi il software sarà disponibile online. Da scaricare come semplice app. Così l’utente può usare una chiavetta Usb di suo possesso. Questo mese parte il primo progetto con l'Ong LiveinSlums, a Mathare. Una sconfinata baraccopoli di oltre 600 mila persone nei sobborghi di Nairobi. Seguiranno progetti in India, Sri Lanka, Israele e America Latina. 

L’esperienza Keepod suscita interesse non solo per gli aspetti tecnologici, ma anche per il modello organizzativo adottato. Ben diverso dai colossi hitech che fanno acquisizioni da miliardi di dollari. Keepod è invece un’azienda “social”. Sede legale a Londra: «ma li ci sta solo il commercialista – dice Nissan – adesso siamo una trentina sparsi per il mondo e cresce la community di sviluppatori». Dall’Italia a Israele, ma anche Usa, Russia, India e Cina. I “Keepod boys” viaggiano con voli low cost. Vitto e alloggio? «Se possibile ci facciamo ospitare da amici, altrimenti va bene un tre stelle, purchè abbia il Wi-Fi». 

Fonte: Corriere Economia