Con una Rete più veloce della luce scaricheremo un film in un secondo (e i chirurghi ci opereranno online). Dal 2020 il segnale Web sarà cinquanta volte più rapido di oggi e stabile ovunque. Tranne che, ipotizza qualcuno, in Italia.

 Le città saranno pervase da flussi di dati che tutto e tutti connetteranno. In ogni luogo e momento. Le connessioni saranno a qualità garantita, e alla Rete potremo affidare intere porzioni delle nostre vite, anche quelle che finora abbiamo avuto qualche remora a consegnarle: l’assistenza medica, il volante della nostra auto, la difesa del territorio. Sono le promesse del 5G. Le reti mobili di quinta generazione appariranno dopo il 2020, ma i Paesi più lungimiranti hanno già cominciato a lavorarci da pochi mesi. L’Italia non è tra questi. 

Noi solo da quest’anno abbiamo un’estesa rete 4G (quarta generazione) che, con velocità di 70 100 Megabit (tecnologia Lte, Long term evolution) ha debuttato due anni fa, mentre i primi Paesi a muoversi erano stati Svezia, Norvegia, Giappone e Stati Uniti, già tra il 2009 e il 2010. Nel frattempo il mondo è cambiato e così non deve sorprendere che ora ad accelerare sul 5G siano la Corea del Sud (patria di Samsung, diventata il principale produttore di cellulari al mondo) e la rampante Cina. Il governo di Seul ha infatti annunciato un piano per varare una rete 5G stanziando l’equivalente di 1,1 miliardi di euro, in parte pubblici e in parte privati (Samsung, Lg, Sk Telecom). 


Primi test nel 2017, ma il primo vero banco di prova saranno le Olimpiadi invernali che nel 2018 si tengono proprio in Corea. Anche la Cina si dà da fare grazie a Huawei, che ha annunciato investimenti per 600 milioni di dollari. Le velocità che avremo tra poco più di cinque anni saranno quindi circa cinquanta volte superiori alle attuali (ovvero del 4G). 

Ma non si tratta solo di molta velocità in più. «Le nuove reti segnano uno scarto sostanziale, perché saranno le prime a rendere le connessioni mobili davvero affidabili, garantite», spiega Maurizio Dècina, docente del Politecnico di Milano e uno dei padri del web italiano. Potremo dunque dire addio all’incertezza che ancora accompagna le attuali reti mobili: l’assenza di segnale in certe zone (luoghi chiusi, soprattutto) e l’impossibilità di navigare bene quando troppa folla congestiona il traffico. «Reti affidabili e connessione a qualità garantita implicano che potremo usarle anche per cose davvero importanti: come la telemedicina, l’assistenza degli anziani, la gestione del traffico o di altri aspetti cardine di una città o di un territorio», precisa Dècina. 

Vuol dire per esempio che i medici potranno fare diagnosi ma persino interventi a distanza, connessi via rete mobile ai pazienti. Sembra fantascienza, ma non lo è. In casa le nuove reti potranno gestire molti elettrodomestici contemporaneamente e l’intera rete elettrica di un palazzo o di un quartiere, per ridurne i consumi e prevenire i guasti. Quanto all’altra nostra casa, l’automobile, se il 4G vi sta entrando ora, negli Usa, per tenere aggiornate le mappe del Gps e fornire notizie o avvisi agli automobilisti, il fenomeno accelererà grazie al 5G: da internet le auto potrebbero ricavare informazioni utili per guidarsi da sole, in certe situazioni, apprendendo per esempio se c’è in vista un incidente o un qualche pericolo, grazie a sensori posti sulle strade o in altre auto, come già sperimentato a Eindhoven in Olanda.

Se le nuove reti saranno più affidabili è grazie a diversi fattori. Da una parte, grazie all’evoluzione dello standard tecnologico sottostante (che diventerà più intelligente, quindi più funzionale); dall’altra, grazie alla possibilità di gestire “microcelle”. Adesso i nostri cellulari si connettono solo a macrocelle, cioè a potenti antenne che coprono chilometri, lasciando a volte buchi nel segnale.

Con le microcelle (antenne più piccole) gli operatori metteranno toppe nei buchi di copertura. Non solo: potranno usarle anche per assegnare a una certa zona circoscritta abbastanza risorse di rete e magari solo nei momenti critici. Per esempio allo stadio, durante una partita. E la stessa microcella, oltre a permettere a tutti di navigare, potrà offrire agli spettatori servizi speciali: notizie, interviste, replay associati alla partita. Qualche microcella potrebbe debuttare anche prima del 5G, entro i prossimi tre anni, con l’Lte Advanced.

«La maggiore velocità del 5G, di per sé, ci consentirà di rivoluzionare l’intrattenimento video», aggiunge Francesco Sacco, docente dell’università Bocconi di Milano. «Ci serve il 5G per vedere, anche in mobilità, i film in ultra alta definizione. Oppure per ricevere informazioni sui visori per la realtà virtuale, come quelli di Oculus, che Facebook ha appena comprato per due miliardi di dollari», aggiunge. Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha già detto di immaginare nuove forme di comunicazione a distanza, totalmente coinvolgenti, grazie alla realtà virtuale.

«Ma l’Italia potrà entrare nell’era delle nuove reti solo se assegnerà maggiori frequenze a internet mobile. Una missione su cui siamo in ritardo rispetto a molti Paesi confinanti», avvisa Antonio Sassano, docente dell’università la Sapienza di Roma. Concorda Dècina: «Arriveranno nuovi modi di usare internet. Il rischio è di restarne tagliati fuori».

 

Fonte: Repubblica - Alessandro Longo