Internet: i dati raccolti su oltre 3 milioni di statunitensi.
Seguono i siti degli operatori, quelli di messaggistica e le pagine dedicate ai download di file.

Oltre la metà del tempo impiegato sull’Internet mobile è spesa in attività sui social network. Lo rivela uno studio di Ground Truth, agenzia di Seattle che si occupa di statistiche relative al web e alla rete mobile. Nel web, in generale, la popolarità dei siti sociali è ormai appurata.

Mobile Social Networking

La ricerca in questione ha inteso fornire una misurazione della predominanza delle reti sociali anche in relazione all’Internet mobile. I dati sono stati raccolti nella settimana dal 28 marzo al 4 aprile 2010 su oltre 3 milioni di statunitensi utenti di rete non fissa.
 
Il 59,83 per cento dei tempi di navigazione è dunque passato sui social network, con uno stacco notevole rispetto alla seconda categoria maggiormente frequentata, ovvero quella dei portali, su cui si spende il 13,65 per cento del tempo. Seguono poi i siti degli operatori, quelli di messaggistica, le pagine dedicate ai download di file, infine il resto. «Si tratta di una nitida dimostrazione dell’impatto che il social networking ha sul traffico dell’Internet mobile, in una data settimana», si legge nel comunicato stampa di Ground Truth, per bocca di Evan Neufeld, vice presidente del marketing.
 
Dallo studio emerge anche che l’attività su siti sociali appositamente studiati per il mobile è più intensa rispetto a quella su piattaforme che nascono invece per Pc, come Facebook e MySpace (in versione mobile). Gli utenti di MocoSpace e AirG (piattaforme basate su chat) hanno passato – nel corso della settimana di indagine – un tempo più che doppio (e pari a circa un’ora e mezza, per entrambe) rispetto ai tempi di interazione, via dispositivo mobile, su MySpace, e triplo rispetto a quelli su Fb. L’affezione per le piattaforme più note è dunque maggiore via Pc; mentre su telefonini e smartphone, la preferenza va a quei luoghi di relazione che nascono appositamente per quegli apparecchi. Come dire che le piattaforme che non integrino applicazioni per cellulari e simili rischiano di non guadagnarsi l’attaccamento della fetta di mercato del mobile.

Fonte e articolo completo: Corriere della Sera