Lungo e tortuoso è il cammino della parità digitale perché le carriere al femminile continuano a essere frenate sul web. Il digital divide inteso come divario nella fruizione delle tecnologie dell’informazione deve essere analizzato multidimensionalmente, cioè come limite non solo all’accesso alla rete (o all’uso che se ne fa), ma anche come incapacità o impossibilità di utilizzare le macchine e i relativi software. Solo così scopriremmo che gli esclusi digitali sono ancora troppi, che sono penalizzati essenzialmente da scarsa capacità economica, che a questa si possono affiancare o sostituire altre forme di marginalità sociale, e che tali difficoltà sono comunque amplificate quando si è donne.

Altro aspetto della questione è la convinzione di non essere predisposte, assieme all’attesa più o meno rassegnata di un fallimento (che puntualmente arriverà): tali fattori condizionano il modo in cui le donne contemporanee si rapportano alle nuove tecnologie almeno quanto impedivano alle nostre nonne e bisnonne di emanciparsi dalla loro situazione di totale subordinazione al marito e alla società patriarcale. Bambini e bambine continuano, cioè, a subire sin dalla più tenera età una socializzazione che, tra le altre cose, orienta i primi ad una formazione tecnico-scientifica e le seconde all’acquisizione di competenze umanistico-relazionali.  

 

Fonte: La 27esima Ora