Da quando il Progetto “Everyday Sexism” della femminista inglese Laura Bates è stato lanciato nel 2012, ha raccolto 50.000 testimonianze di sessismo quotidiano da donne di 17 Paesi (tra cui l’Italia), di tutte le età, etnie, religioni. Episodi “gravi o meno gravi, a volte terribilmente offensivi, altre volte talmente ‘normalizzati’ che una non ha nemmeno la voglia di protestare”, come ha spiegato la stessa ideatrice, intervistata lo scorso dicembre da La 27esima ora. Dal progetto è nato un libro, che esce proprio oggi in inglese e di cui pubblichiamo un’anticipazione: è suddiviso in 12 capitoli ricchi di storie. Qui sotto potete leggere due brevi stralci – e poi vi incoraggiamo a condividere con noi i vostri racconti.

Capitolo 7: DONNE E LAVORO

Gli studi dimostrano che il luogo comune assurdo dell’inferiorità femminilesi traduce spesso nella teoria altrettanto superficiale dell’inferioritàprofessionale delle donne, secondo cui è normale ritenere che una donna ricopra un ruolo più basso rispetto a un collega maschio. E infatti proprio nel giorno in cui abbiamo lanciato il Progetto “Everyday Sexism” abbiamo ricevuto questa segnalazione:

Io: “Sono un architetto.”
Uomo: “È l’assistente di un architetto?”
Io: “No, faccio l’architetto.”
Uomo: “Ah, caspita… Complimenti.”

E, da allora, storie del genere non hanno più smesso di arrivare…

Ho detto a un ragazzo dov’è che lavoro, e lui mi ha risposto: “Ma senti… Sei una centralinista?”, “No, veramente sarei una scienziata. Mi occupo di Dna”. *Silenzio imbarazzato*

Un’avvocatessa ha descritto una conversazione con uno studente di Legge riguardo alle esperienze di lavoro:

[...] lo studente si gira verso di me e mi chiede: “Quindi tu sei la segretaria di Steve?”. Vedendo la mia espressione, si rende conto dell’errore e farfuglia: “Ehm, scusa, volevo dire… la sua assistente personale?”.

È da questo clima di ignoranza generale che prende il via il logorio continuo e costante delle molestie verbali: e con questo intendo di tutto, dalle domande inopportune di natura sessuale ai commenti misogini, fino alle battute sugli stupri.

Sono un’esperta di informatica e lavoro in un’università prestigiosa. Ho una trentina d’anni, un dottorato, ho pubblicato un buon numero di ricerche indipendenti e ho diversi anni di esperienza alle spalle. Ma l’uomo che è a capo del mio dipartimento mi chiama “quella ragazza sveglia”.

 

Capitolo 10: COSA PENSANO GLI UOMINI?

È importante non sottovalutare l’effetto che ha la potenza cumulativa di questa misoginia “normalizzata” sui nostri ragazzi. Una pressione che, come ha rivelato una struggente testimonianza raccolta dal progetto, non è esercitata solo da amici e colleghi:

Sono un ragazzo di 17 anni, ho iniziato a seguire Everyday Sexism e sono rimasto scioccato da quello che passano le donne ogni giorno. Ho cominciato a prestarci più attenzione e a farlo notare agli altri. Penso che alcuni amici mi ascoltino davvero, ma la resistenza maggiore la trovo a casa mia. Quando cerco di parlare di maschilismo, mia madre mi dice di “essere uomo” e che in me c’è qualcosa di sbagliato, visto che rimprovero per questi atteggiamenti il mio fratello maggiore (che ha uno spirito molto da branco). Lei mi ha detto che non avrò mai una ragazza, perché le donne vogliono “uomini veri” e non tipi che si comportano “da femminucce”, e ha aggiunto anche che non mi devo preoccupare, visto che il sessismo non è un problema mio, e che la devo smettere di “piagnucolare come una ragazzina”.

Mio padre INCORAGGIA me e mio fratello a dar fastidio alle donne per strada, e così mio fratello adesso lo fa per tutto il tempo. Io non mi lascio fermare da queste cose, perché tutte le storie che ho letto sono tremende, e perché, anche a scuola, tutte le ragazze mi hanno detto che subiscono discriminazioni di continuo, ma non riesco a credere che la mia famiglia – e soprattutto mia madre – possa odiare così tanto il fatto che mi preoccupi per queste cose.

È assolutamente giusto e importante non demonizzare gli uomini per i loro comportamenti acquisiti, né per il silenzio su un problema di cui possono veramente essere all’oscuro. Ma quello che vogliamo sperare è che, una volta informati, si aggiungano anche loro alla schiera degli altri uomini che, di loro spontanea volontà, stanno lottando al nostro fianco per cambiare la situazione. È davvero possibile. Sono già molti gli uomini che, dopo aver letto le esperienze raccontate dalle donne, hanno scritto al nostro progetto per esprimere la loro rabbia e il loro sgomento.

Fonte: La 27ma Ora