Ostacoli e pregiudizi, spesso inconsapevoli, condizionano le scelte formative delle ragazze e, di conseguenza, il loro inserimento nel mercato del lavoro. È quanto emerge da una ricerca di Mc Kinsey & Company presentata oggi a Roma in occasione dell'iniziativa "La Nuvola Rosa", organizzata per accrescere le competenze scientifiche e sensibilizzare le giovani studentesse italiane sulla necessità di colmare il divario di genere nella scienza, nella tecnologia e nella ricerca. «La figura femminile è ancora, talvolta, legata a stereotipi che non consentono una piena realizzazione professionale. 

Siniscalchi: è una priorità colmare il divario di genere nel campo della tecnologia e della ricerca 
«La necessità di colmare il divario di genere nell'accesso all'istruzione, nel campo della scienza della tecnologia e della ricerca, in questo momento di crisi economica globale, è sicuramente una priorità. Da lì dobbiamo ripartire», ha spiegato Ermenegilda Siniscalchi, capo del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. La seconda edizione di "Nuvola Rosa" è organizzata da Microsoft Italia con 16 partner del mondo pubblico e privato, con la partecipazione del Dipartimento per le Pari Opportunità, il supporto della Direzione generale per lo studente, del Miur. Nella capitale 630 ragazze dai 17 ai 24 anni frequenteranno 44 corsi gratuiti con oltre cento relatori. «Per cambiare l'Italia occorre accelerare sulla valorizzazione dei talenti, in particolare quelli al femminile e contemporaneamente far leva sul digitale», ha detto Carlo Purassanta, amministratore delegato Microsoft Italia. 

Italia fanalino di coda 
Partendo dalla premessa che l'Unione europea presenta oggi il tasso di disoccupazione giovanile più elevato rispetto a qualsiasi altra area al mondo, se si escludono il Nord Africa e il Medio Oriente, lo studio rileva come tra le ragazze l'incidenza della quota di inattive in Italia è più alta rispetto all'Europa ed è pari al 49%, in pratica una su due, con punte del 65-70% nel sud Italia. La distanza rispetto alle altre nazioni europee sviluppate è disarmante: +22/23 punti percentuali rispetto alle giovani tedesche, inglesi e spagnole, +17% rispetto alle francesi. 

Gli stereotipi da combattere 
La cultura prevalente e la famiglia - secondo la ricerca - esercitano un'influenza importante sui comportamenti e le attitudini delle ragazze fin dai primi anni di vita. A partire dai giochi che i genitori svolgono insieme ai figli tra i 6 e i 10 anni: se i papà si dilettano con maschi e femmine, praticando gli stessi giochi, le madri appaiono più frequentemente vittime di stereotipi: oltre il 52% di esse gioca con le figlie svolgendo attività domestiche, mentre disegna o svolge giochi da tavolo con i figli maschi. Questa divergenza di atteggiamento si ripropone anche quando i figli sono più grandi, tra i 6 e i 17 anni: rifarsi il letto, apparecchiare e sparecchiare la tavola, fare le pulizie di casa, rimangono impegni in gran parte a carico delle femmine. Anche il percorso di studi delle ragazze appare più accidentato: le ragazze appaiono fortemente penalizzate soprattutto laddove la famiglia di origine ha difficoltà finanziarie o le spese per la frequenza scolastica siano elevate. Solo il 12% dei maschi abbandona la scuola per queste ragioni, a fronte del 25-27% delle ragazze. E l'incidenza tra le ragazze sale addirittura al 67% durante il corso degli studi universitari, rispetto al 58% dei ragazzi. 

Per le ragazze tassi di occupazione ridotti e salari modesti 
Pure la ricerca di un lavoro coerente con il proprio percorso di studi è molto più ardua per le ragazze: a fronte di un 18% dei maschi che non ha trovato un impiego coerente con il proprio ambito di studi, la percentuale sale di oltre dieci punti percentuali nel caso delle femmine. La verità - afferma lo studio - è che gli indirizzi scolastici universitari privilegiati dalle ragazze risultano essere spesso disallineati rispetto alle opportunità offerte dal mondo del lavoro. Gli indirizzi scolastici e universitari privilegiati dalle ragazze presentano tassi di occupazione ridotti e salari modesti (circa 1200 euro netti al mese a 5 anni dalla laurea) mentre solo il 20-30% opta per una formazione tecnico scientifica (1.500 euro netti mensili a 5 anni dalla laurea). Anche in azienda, sin dalla prima esperienza di stage e tirocinio, le femmine vengono retribuite meno nella metà rispetto ai colleghi maschi e soffrono di una maggiore instabilità lavorativa (l'incidenza dei contratti precari tra le donne di 15-24 anni è del 51% rispetto al 40% degli uomini). In conclusione, lo studio afferma che il percorso delle ragazze verso il lavoro deve essere da una parte più consapevole e informato, dall'altra supportato dalle famiglie che devono essere le prime ad agire con maggiore cognizione delle influenze socio culturali avverse e stimolare i propri figli verso un maggio benessere e mobilità sociale, indipendentemente dal genere. Autostima, capacità e competenze vanno costruite infatti nel tempo in modo coerente.

Fonte: Il Sole 24 Ore