Al primo Polimi Women Summit, a Milano, studentesse del Politecnico di ieri e di oggi a confronto sulla diversità di genere. Per conoscere tutte le strategie utili a diventare leader

Sono ancora poche ma stanno crescendo. Sono studiose, hanno i voti migliori. Trovano lavoro abbastanza facilmente, poi però, come tutte le altre donne, rallentano la corsa. Le studentesse e le ex studentesse del Politecnico di Milano si incontreranno tutte insieme per la prima volta lunedì 19; quelle già affermate racconteranno le loro storie e daranno i loro consigli alle più giovani. L’appuntamento è il Polimi Women Summit, il nuovo evento del Politecnico di Milano organizzato dall’Associazione Alumni (in collaborazione con il CareerService dell’ateneo) in piazza Leonardo da Vinci, a Milano. «Abbiamo tutto un mondo di laureate che combatte e va avanti per affermarsi in un ambiente che - ammettiamolo - è ancora molto maschile. Ci sembrava giusto dare visibilità a queste donne e farle conoscere alle studentesse di oggi» dice Enrico Zio, presidente dell’AlumniPolimi Association, nata nel 2011, che conta già 25.000 iscritti. Anche perché i dati confermano quanto siano brave le ragazze: tra i laureati triennali del 2012, i maschi sono usciti con un voto medio di 98,44; le femmine di 100,64. Differenza confermata nei risultati dei laureati magistrali: i maschi ce l’hanno fatta con un voto medio di 104,88, le femmine con 106,27. 

E dire che, se oggi le studentesse iscritte al Politecnico di Milano sono 14.000 e rappresentano un terzo del totale, c’è stato un incremento del 22 per cento dall’inizio del terzo millennio, perché prima erano pochissime: «fino agli anni Settanta non c’erano neanche i bagni femminili» ricorda Zio. Durante il Polimi Women Summit, le studentesse potranno incontrare in alcuni stand le aziende che offrono opportunità di lavoro e ricevere consigli utili per la crescita professionale in uno specifico spazio di mentoring. 

Ma forse i consigli più interessanti arriveranno ascoltando la storia di alcune ex studentesse che «ce l’hanno fatta», come Paola Scarpa, brand sector leader di Google: «Ho due suggerimenti per le ragazze. Partirei da:1 su 10 (donna) o 9 su su 10 (uomo). Vuol dire questo: davanti a un problema da affrontare, la donna dice: oddio, mi manca una competenza su 10, non posso farcela. L’uomo, al contrario, dice: ottimo! Ho già 9 competenze su 10, ce la farò senza problemi. La seconda è la sindrome della tiara. Ovvero, la convinzione tutta femminile che facendo bene il proprio lavoro qualcuno ti noterà, e ti metterà una corona sulla testa. Ma questo in genere non succede, se non nelle favole». Secondo la manager di Google, i maggiori ostacoli alla carriera femminile vengono dalle donne stesse, che hanno paura di osare, non chiedono e quindi non crescono professionalmente: «Ho sempre provato ad alzare la barra più in alto, a volte ce la fai, a volte no. Mi sono iscritta a Ingegneria dopo il liceo classico, non sapevo niente di matematica, eppure mi sono detta: ci provo, e ci sono riuscita».

Poche però ancora oggi arrivano in cima: tra tutti i Ceo e i directors iscritti all’Associazione Alumni del Politecnico, solo il 5 per cento sono donne.

 

Fonte: Io Donna - Cristina Lacava