Pubblicazione dell'indagine condotta da Auser fra le proprie associate sui cambiamenti della famiglia e sul ruolo della donna, compresso fra i compiti di cura e quelli lavorativi.
La brusca caduta della fecondità familiare in Italia  a fronte di un tasso di partecipazione femminile al lavoro che è tra i più bassi tra le economie avanzate. Per capire questa particolarità è utile guardare al ruolo del welfare state, a come le politiche sociali intervengono a sostenere il costo dei figli, considerando anche il funzionamento della famiglia e i rapporti di genere.
Vediamo, infatti, da una parte la carenza di politiche sociali di aiuto ai giovani, alle giovani coppie e alle giovani famiglie, e dall’altra la mancanza di un adeguato coinvolgimento domestico maschile e nelle attività di cura, con ripercussioni negative sulle scelte di formazione ed allargamento della famiglia. Il tipo di servizi pubblici per l’infanzia, l’organizzazione della giornata lavorativa, il sostegno economico alle famiglie con figli piccoli sono fattori importanti che orientano «le famiglie verso una strategia di  doppia presenza oppure di doppia permanenza».
Per le donne italiane risulta, così, evidente una difficoltà di conciliazione tra vita familiare e attività lavorativa, acuita ulteriormente in presenza di una tradizionale divisione dei ruoli. Barbara Mapelli (in Ruspini 2005, pp. 39-63) analizza i vissuti e desideri di maternità di un gruppo di giovani donne lombarde, in relazione sia ai problemi della conciliazione con il lavoro, che al rapporto con i nuovi padri. Si sviluppa, dall’analisi delle interviste, la convinzione che una divisione più paritaria dei compiti faciliti la costruzione di questo progetto. Le intervistate sono a favore di una figura di marito che dia sostegno e conforto, a cui si possano delegare mansioni e che possa essere una presenza costante e partecipe nella vita del bambino. Il quadro che emerge è contraddittorio: «da un lato, giovani coppie in cui è ancora presente una divisione di genere del lavoro di tipo molto tradizionale e giovani donne che si trovano ad affrontare o prevedono di affrontare, con assai scarsi aiuti sociali e con alti costi personali, lo snodo biografico cruciale della maternità. Dall'altro lato, sebbene i giovani padri sembrino progressivamente subentrare
alla tradizionale figura di padre “assente”, non sono ancora ritenuti capaci di assumere compiti di cura. Ciò sebbene la scelta di avere un figlio sia un progetto condiviso tra donna e uomo. L'abitudine ai
ruoli di genere tradizionali e la non sufficiente elaborazione del cambiamento mettono anche le donne in una posizione di difesa e le rendono poco capaci di guidare il mutamento.

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