NEW YORK - Dopo Meg Whitman, chiamata pochi giorni fa a salvare la Hewlett-Packard, Virginia «Ginni» Rometty alla guida di Ibm. «L'onda lunga delle donne entrate nelle corporation nei primi Anni 80 invade le stanze del potere» esultano i siti americani di management al femminile. Indra Nooyi di Pepsi, Ursula Burns della Xerox ed Ellen Kullman del gruppo chimico DuPont ora sono meno sole. La conquista di Ibm, secondo gruppo tecnologico d'America, superato per capitalizzazione solo dalla Apple, è una pietra miliare. Ma Birute Regine di Butterflies.com riporta tutti coi piedi per terra: «Le cose stanno cambiando ma troppo lentamente: solo il 2% delle 500 aziende dell'indice Fortune non hanno più un uomo alla guida».

Oltre che sul numero di donne al vertice, nota poi l' Huffington Post , bisognerebbe concentrarsi sulla loro capacità di cambiare le culture aziendali, spazzando via quell'eccesso di testosterone che, alimentando aggressività, volontà di dominio e assunzione incosciente di rischi eccessivi, ha provocato grossi guai, almeno a Wall Street. È un nodo che la stessa Ginni, raro caso di donna manager che viene dall'ingegneria e dalla «computer science», ha sempre avuto ben presente. In un convegno di qualche tempo fa lei stessa ha raccontato che agli inizi della sua carriera, davanti alla proposta di un lavoro molto più importante e impegnativo di quello che stava facendo, rispose: «Non so, devo pensarci». La sera, a cena, il marito commentò: «Pensi che un uomo, al tuo posto, avrebbe temporeggiato?».

La Rometty, da allora, ha smesso di temporeggiare: non si è mai esposta troppo (e infatti fuori dell'Ibm è poco conosciuta) ma in azienda le opportunità le ha colte tutte. Diventando una pedina strategica nell'azione di Sam Palmisano che, ereditato nove anni fa il gruppo dal «risanatore» Lou Gerstner, gli ha dovuto di nuovo cambiare pelle, per fronteggiare il rapidissimo cambiamento delle tecnologie e del mercato: via i computer (venduti ai cinesi di Lenovo) e le altre produzioni dell'elettronica di consumo, corsa a perdifiato per sviluppare il nuovo business dei servizi tecnologici per le imprese e i governi. Qui la Rometty (che già nel 1997, compreso che Internet sarebbe divenuto un canale essenziale anche per vendere polizze assicurative, aiutò il gruppo Prudential a costruire la sua rete) è stata un elemento chiave. Subito dopo l'arrivo di Palmisano al vertice, ad esempio, è stata proprio lei a gestire l'acquisizione della società di consulenza PricewaterhouseCoopers. Strategica per allargare il business dei servizi alle imprese, ma c'era il rischio di un conflitto tra gli ingegneri Ibm e i professionisti della consulenza aziendale che avrebbero potuto lasciare il gruppo. Col suo carisma, la capacità di convincere senza forzature, Ginni è riuscita ad amalgamare le due realtà. Poi ha assunto altri incarichi delicati, da ultimo la responsabilità delle strategie e delle vendite, dedicandosi negli ultimi due anni soprattutto allo sviluppo dei mercati emergenti. Dai quali - soprattutto Cina, India e Brasile - viene ormai quasi un quarto del fatturato del gruppo.

All'Ibm Ginni - una donna che quando vuole rilassarsi sceglie un musical di Broadway o va a fare immersioni subacquee - ha dapprima vinto il pregiudizio di chi giudica le donne poco versate per l'ingegneria, la matematica, la tecnologia in genere. Poi, a 53 anni, è diventata la più potente donna d'affari d'America. Lei non credeva più di farcela, avendo un'età di poco inferiore a quella del suo capo, ma Palmisano, che ha 60 anni, ha deciso per tempo di preparare la successione. C'era in pista anche Steven Mills, capo del software, ma alla fine il Ceo di origine italiana gli ha preferito Ginni che un anno e mezzo fa è stata affiancata da un «coach» che la sta allenando alle nuove responsabilità. Tra due mesi sarà amministratore delegato, con Palmisano che per un certo periodo resterà presidente.
Saggezza di Palmisano, ma anche lungimiranza di una corporation le cui regole di governance danno alla gestione del gruppo stabilità e anche una certa trasparenza. Coniugate con una promozione delle «diversity» etniche e di sesso sulle quali l'azienda dice di aver sempre puntato. La Rometty è la prima donna al vertice di questo gruppo che ha appena celebrato il suo centesimo compleanno, ma l'Ibm nominò il suo primo vicepresidente donna già nel 1943.

Un secolo: un dato sul quale riflettere è proprio questo. Quelle che hanno donne al vertice sono tutte aziende consolidate, con una lunga storia: Ibm, Kraft, Pepsi, Dupont, Xerox. La stessa Hp è la più vecchia, la capostipite delle aziende della Silicon Valley.

Fonte: Corriere della Sera