In Italia il 90% delle producer sono donne, ma il 90% degli executive producer (le figure più importanti nell'industria della produzione pubblicitaria e cinematografica) sono invece maschi. Fa eccezione Ada Bonvini, una delle pochissime donne al timone di una delle case di produzione di spot pubblicitari più note a livello europeo, che intervistata afferma: «Prima o poi anche questo muro crollerà, ma oggi mi sento ancora una mosca bianca».
Nata a Milano il 25 agosto 1971, si laurea a pieni voti in economia aziendale alla Bocconi con una tesi sperimentale sui processi organizzativi e produttivi del cinema, discussa insieme al professor Severino Salvemini. Poi entra come assistente producer in New Partners e successivamentge incontra Giorgio Marino, presidente Filmmaster e partner Filmmaster Group di cui diviene socia nel 2006. «Da allora tutto ha cominciato a muoversi molto velocemente», ricorda. «Ho cambiato tanto in quel periodo, imparando sempre. Dalle case di produzione mi sono spostata nelle agenzie di pubblicità, prima in Ammirati Puris Lintas e poi in JWT, dove ho lavorato sempre come producer per poi approdare in Filmmaster nel gennaio del 2000 come senior producer». Filmmaster opera dal 1976 nella produzione di spot pubblicitari. In questi anni ha realizzato oltre 3.500 spot. Elemento chiave del suo successo sta nella collaborazione con alcuni dei maggiori registi italiani e internazionali, da Federico Fellini a Spike Lee. Ed è l'unica casa di produzione ad aver vinto otto Leoni d'oro al Festival di Cannes. «Qui la mia carriera ha fatto un deciso salto di qualità.
Ho afferrato al volo quella che forse è stata l'ultima onda del mercato che negli anni successivi ha invece iniziato ad arretrare. Nel 2003, a 32 anni, sono diventata executive producer, nel 2006 socia della casa di produzione fino al 2007 quando ho assunto l'incarico di amministratore delegato. Il mercato da allora però ha ripiegato e il settore ha subito qualche rovescio, prova ne sia che oggi siamo rimasti l'unica azienda o quasi di questa dimensione. Con la crisi anche gli spazi per le donne executive si sono ridotti. Inoltre, non tutte hanno la voglia e la determinazione per fare l'enorme fatica di tenere insieme una professione così mobile e complicata con la famiglia». Ada Bonvini però ci è riuscita, dal momento che attualmente (a 40 anni) è in dolce attesa. «Meglio tardi che mai», afferma soddisfatta. La sua grande passione che coincide col suo lavoro è il cinema. «Ne vedo tanto, in modo onnivoro, nelle sale cinematografiche e in video, dai cartoni animati in 3D della Pixar ai film d'autore». Lo stile più indossato da Ada è quello casual. Va in giro quasi tutti i giorni con le All Stars ai piedi e gli piacciono molto gli stilisti come Jil Sander. La sua auto è un'Audi A3, ma in previsione dell'allar-garsi della famiglia pensa di passare alla serie A4. Sul fronte della tecnologia personale è molto attenta al nuovo con giudizio. «Ho un rapporto ambivalente con la tecnologia. Mi piace e mi diverte e in qualche modo mi aiuta anche a lavorare in maniera più libera finché non diventa invadente. Mi diverte l'iPad. Il cellulare (un iPhone) è irrinunciabile mentre non amo i social network di cui ho deciso di non far parte. Resisterò finché potrò». Di libri ne legge tanti, in massima parte narrativa e anche qui in modo onnivoro. Ha appena finito di leggere Solar di Ian Mc Ewan, primo romanzo sul cambiamento climatico, e per compensare si è subito buttata su un noir. Il suo autore cult è José Saramago. A tavola è molto esigente per quanto riguarda la qualità degli in gredienti. Mangia poca carne e ama pasta e verdure, cose semplici, ma molto curate. Detto questo, il suo piatto preferito, confessa, è la pizza.

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