alt«Le donne in Italia fanno meno figli e spesso hanno uno stato complessivo di salute migliore». Così Mario Merialdi, coordinatore della Salute Materna e Perinatale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), commenta dal suo osservatorio di Ginevra lo studio di Lancet che fa guadagnare all'Italia il primato mondiale dei parti sicuri: «Un paragone reale tra i Paesi europei è difficile, perché anche un singolo caso di mortalità può fare sballare le statistiche pro o contro: di certo, comunque, l'Italia è in cima alle classifiche della più bassa mortalità a livello internazionale».

Sono dati che la sorprendono? «Al contrario, li trovo coerenti rispetto alla situazione delle donne che partoriscono in Italia. Favorite da buone condizioni di salute di partenza, perché non soffrono né di obesità né di carenze nutrizionali, le pazienti affrontano il parto in ospedali che offrono tutto sommato un'accoglienza tempestiva anche, per esempio, in caso di necessità di tagli cesarei d'emergenza». Ma gioca a favore dei parti sicuri anche il basso tasso di natalità italiano (1,32 bebè a testa)? «Il rischio di emorragie da parto è minore in chi fa meno figli. Ma per evitare le complicazioni, poi, contano molto anche le visite eseguite durante tutto il periodo della gravidanza, in Italia generalmente molto accurate. E il rapporto di fiducia con il ginecologo che le donne italiane, al contrario che altrove, spesso chiamano anche nel cuore della notte».

A questo proposito si parla addirittura di un'eccessiva medicalizzazione del parto. «È un'accusa che viene correlata all'alta percentuale registrata in Italia di tagli cesarei, considerati a torto più comodi e sicuri: come hanno dimostrato la settimana scorsa le statistiche presentate dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, anche nella virtuosa Lombardia la media è del 30%, il doppio rispetto alle indicazioni dell'Oms e a Paesi come l'Olanda». Ma i contrattempi con il cesareo programmato si riducono? «Rispondo con i dati dell'United Kingdom Confidential Enquiry: con il cesareo il pericolo di morte materna è di 2,84 volte maggiore. Anche l'Italia promossa dal Lancet deve puntare di più, dunque, sul parto naturale».

Fonte: Corriere della Sera
(articolo pubblicato il 15 aprile 2010)