Il 19 giugno 2009 la Commissione ha adottato una comunicazione relativa ai risultati e alla valutazione globale dell’Anno europeo per le pari opportunità (2007) (COM(2009)269), che ha inteso diffondere tra i cittadini europei la consapevolezza dei loro diritti, con riferimento anche alla tutela offerta dalle direttive adottate a partire dal 2000 sulla base dell’articolo 13 TCE (direttiva 2000/43/CE che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica; direttiva 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro; direttiva  2004/113/CE, che attua il principio della parità` di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura).
La Commissione sottolinea che l'AEPO non ha dunque solo centrato il proprio obiettivo globale, ovvero sensibilizzare riguardo ai diritti e agli obblighi previsti dal quadro giuridico attualmente in vigore, ma è anche riuscito a innescare un dibattito sull'abbattimento delle barriere nella percezione dei 6 motivi di discriminazione (sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali).  Il dibattito è sfociato nella decisione della Commissione di adottare una nuova proposta di direttiva (COM(2008)426) basata sull'articolo 13, tuttora all’esame delle istituzioni dell’Unione europea, al fine di armonizzare la protezione garantita nei confronti dei diversi motivi di discriminazione; inoltre ha fatto nascere un dialogo permanente tra gli Stati membri ed i principali soggetti in causa. 
Secondo la Commissione questi traguardi contribuiranno al superamento dei timori e pregiudizi potenzialmente insiti nell'attuale crisi finanziaria ed economica, contrastando la nascita di nuove forme di discriminazione e impedendo così che un rafforzamento dell'emarginazione ostacoli il rilancio economico.

Fonte: Camera dei Deputati