La donna guerriero sempre più mpresente nei personaggi cinematografici, nel Web e nei video giochi può essere inquadrata come una figura emblematica che semplifica e incarna una gamma di significati contrastanti sulla femminilità, soprattutto donne fisicamente abili e piene di risorse. E' una figura che è diventata un’anomalia piuttosto che un archetipo. Nell’ultimo decennio le donne guerriero sono apparse più volte, in diversi generi, e sono comprensibilmente diventate oggetto di un’attenzione sempre maggiore nel mondo accademico. La ‘donna guerriero’ è stata di volta in volta definita ‘dura’, ‘donna d’azione’, ‘eroina aggressiva’, ‘femme violenta’ e ‘donna violenta’. L’elemento fondamentale di questa figura è quindi la sua tendenza alla violenza, caratterizzata anche dalla forza fisica e/o mentale di cui fa sfoggio davanti alle avversità. È questa combinazione di forza e inclinazione alla violenza che la rende una manifestazione distinta di ‘femminilità’. Alcuni degli esempi più famosi in questo senso sono la madre vendicatrice di Spy (1996), la piratessa inglese della trilogia dei Pirati dei Caraibi (2003, 2006, 2007), la Sposa di Kill Bill di Quentin Tarantino (2003/2004), la spia truffatrice di Salt (2010), o l’aliena Neytiri, l’’amante eroica’ di Avatar.
Il concetto di donne come combattenti per la nazione, presentato dalla pubblicità,  è ampiamente riconosciuto dal pubblico. Così la figura di una donna, violenta, coraggiosa ed eroica non è solo culturalmente riconoscibile, è anche familiare. Una simile rappresentazione della femminilità sottolinea come sia cambiata l’idea dell’’essere donna’, e segna una svolta nel modo in cui le donne sono dipinte nella cultura popolare, ampliando il significato cui il termine ‘donna’ rimanda.
La donna guerriero inoltre sfida le convenzioni della rappresentazione di maschile e femminile. Se, come sostiene Judith Halberstam, i codici di virilità evocano “nozioni di potere, legittimità e privilegio”, quindi ‘naturalizzano’ i rapporti tra uomo e potere nella nostra società occidentale, la donna guerriero mette in discussione questo rapporto. Piuttosto, offre all’immaginario collettivo un’idea più progressista di cosa significhi essere eroe e femmina: è la rappresentazione dinamica di una figura che combina in sé tratti maschili e femminili. Inoltre, è il luogo in cui avviene il dibattito intorno a cosa può essere considerato ‘accettabile’ per una donna.
L’eroismo della donna guerriero è insieme maschile e femminile, e sconvolge la tendenza culturale di rappresentare queste categorie in termini rigidi e binari. Questo si traduce in una fusione di attributi di entrambi i sessi in un corpo femminile dall’intensa carica sensuale. È chiaramente femminile, perfino materna, ma è anche un soldato super efficiente, abile nell’uso delle armi e della tecnologia, ottimo stratega e leader quanto qualsiasi uomo. Inoltre, le sue qualità femminili non inibiscono il suo coraggio in battaglia, mentre i suoi tratti maschili non sviliscono la sua umanità. La donna guerriero quindi è una figura femminile eroica che incarna e rappresenta un’identità sessuale ibrida, che trascende le convenzioni e l’iconografia. Questa immagine apparentemente progressista di femminilità che proviene dall’era pre-digitale potrebbe essere la base per la nascita di straordinarie donne digitali.

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