Con i talenti al femminile più redditività per le imprese.

«Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio e del fornaio che ci aspettiamo il pranzo, ma dalla considerazione che essi fanno il proprio interesse. Noi ci rivolgiamo non alla loro umanità, ma al loro interesse e non parliamo mai a loro delle nostre necessità, bensì dei loro vantaggi».
Le parole di Adam Smith potrebbero essere usate oggi per sostenere le quote di genere nei cda. Non si tratta più, infatti, di una rivendicazione “femminista”, quanto piuttosto di una necessità di trovare nuovi motori di crescita economica per le aziende. Il concetto è riassunto nelle parole di Anna Maria Tarantola, vice direttore generale della Banca d’Italia: «Sono convinta che con le quote rosa non faremmo un favore alle donne, ma al Paese, che non può permettersi di avere il 50% dei talenti inutilizzato». E gli studi a supporto non mancano. In particolare un report McKinsey-Cerved ha dimostrato come le società con board al 20% femminili abbiano una redditività migliore di quante non hanno nemmeno una donna nei board.

Non perché le donne siano più capaci, ma perché la diversità è un valore. Certo Adam Smith avrebbe da ridire sulla proposta di legge bipartisan Golfo-Mosca, che potrebbe essere approvata in via legislativa alla Camera in tempi brevi se arriva il via libera del Governo. D’altra parte, però, proprio nella Costituzione italiana sono contenuti i limiti della libertà d’impresa. Nell’articolo 41 e 42 di stabilisce che «l’iniziativa economica privata è libera» e che «la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge». D’altra parte viene anche sottolineato come la libertà d’iniziativa economica «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Allo stesso modo la legge determina anche i limiti della tutela della proprietà privata «allo scopo di assicurarne la funziona sociale». Sempre la Costituzione, poi all’art 3, comma secondo, impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. Perché l’uguaglianza formale non è sufficiente, è necessario che l’uguaglianza sia sostanziale.
 

Fonte: donnealvolante.it