Fonte: alt

Roma, 28 dicembre 2009

Signor Presidente, Signorie Vostre,   
 

In occasione del prossimo rinnovo del Contratto Nazionale di Servizio della RAI-Radiotelevisione Italiana, chiediamo vivamente di porre la massima attenzione sul tema della rappresentazione delle donne in TV. Da più parti della società civile emerge con crescente urgenza la necessità di un nuovo corso per la figura femminile nelle trasmissioni radiotelevisive, ma esso stenta tuttavia a trovare un terreno concreto di sbocco. Il dettato dei principi costituzionali, in particolare quanto previsto agli artt. 3, 51, e 117, è chiaro:

“E’
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. 


Il servizio pubblico, per primo, potrebbe svolgere un ruolo specifico nel rimuovere l’ostacolo prodotto di fatto da una visione parziale dell’immagine femminile, promuovendo una rappresentazione rispettosa della dignità umana, culturale e professionale delle donne. A tal fine condividiamo e intendiamo sostenere le proposte contenute nell’appello di Gabriella Cims, responsabile dell’Osservatorio Direttiva Servizi di Media Audiovisivi del Dipartimento Comunicazioni, come appreso dagli organi di stampa, (appello pubblicato su key4biz.it  con l’articolo Solo la bellezza fa audience? del 27.11.200, ripreso da Rainews24 del 29/11/200), e discusso recentemente nei dibattiti pubblici promossi anche dal CPO dell’Enea e dal CPO del Ministero dello Sviluppo Economico.

Chiediamo pertanto:
 

-- che il servizio pubblico trasmetta programmi ad hoc sulle questioni della vita reale delle donne, offrendo all’immaginario collettivo una maggiore completezza e pluralità di modelli di riferimento della femminilità;

-- che il Contratto di Servizio venga emendato, -proposta allegata- poiché la versione in vigore palesa più di un punto debole sotto questo profilo. Basti osservare che non vi è un solo articolo o comma dedicato specificatamente ai temi delle pari opportunità e che la violenza sulle donne è una vistosa “assenza” nella programmazione sociale, (art. 8 comma 6).

-- l’adozione di un Codice di Autoregolamentazione Media e Donne e l’insediamento di un Comitato ad hoc che ne monitori l’effettiva applicazione nell’ambito dell’emittenza e dei media in generale. Ciò avvicinerebbe l’Italia agli altri Paesi Europei che già da diversi anni hanno varato iniziative simili, come rilevato dal Libro Bianco del Censis, "Women and Media in Europe".

Confidando che alla più partecipata riflessione, si affianchi alla nostra voce il significativo Vostro contributo, vogliate accogliere i sensi della nostra più alta stima.  


La lista delle firmatarie qui.