La legge entra in vigore in agosto, ma c’è chi la recepirà prima. Novità da Exor, Fiat, Luxottica. L’invito dell’ABI alle banche.

Nessuna decisione è ancora presa perché la formazione delle liste viene discussa in queste settimane. Ma alcuni santuari del capitalismo italiano potrebbero cambiare, almeno in parte, il loro volto. E a modificarlo sarà anche la legge sulle cosiddette «quote rosa». «Come ministero vigileremo affinché le normative siano rispettate», ha detto il ministro per il Welfare e le Pari opportunità Elsa Fornero. Intanto, arriverà in questi giorni l’atteso regolamento Consob che la Commissione avrebbe varato la scorsa settimana.

Esempi
Le quote diventeranno vincolanti a partire dal prossimo agosto e, dunque, chi andrà al rinnovo in primavera non è tenuto ad adeguarvisi oggi («salterà» il turno o dovrà rinnovare parzialmente il cda il prossimo anno? Sul punto c’è dibattito). Ma c’è chi potrebbe anticipare i contenuti della legge Golfo-Mosca sulla scia di quanto fatto recentemente, per esempio, da gruppi come Mediobanca e De Benedetti.

Unicredit punta a rispettare il quinto di consiglieri donna già con l’assemblea dell’11 maggio. Mentre, tra le grandi famiglie italiane, gli Agnelli hanno ragionamenti in corso nella direzione di una apertura. «Stiamo lavorando per recepire in anticipo lo spirito della legge», dicono al gruppo torinese che rinnova il consiglio di tre società: la capogruppo Exor (dove oggi è presente la manager francese Christine Morin Postel), Fiat spa e Fiat Industrial (attualmente nessuna donna in cda). Ed è sulle prime due società, soprattutto, che il confronto è avviato, anche se ancora non si parla di numeri. Luxottica di Leonardo Del Vecchio dovrebbe aumentare la rappresentanza femminile già nel cda che sarà nominato insieme all’approvazione dei conti 2011 (dal consiglio uscirà, però, Sabina Grossi, madre dei due figli ultimogeniti di Leonardo Del Vecchio); e l’introduzione delle quote rosa è all’attenzione del Fondo Charme, azionista di controllo di Poltrona Frau. Per un gruppo come A2A (consigli di gestione e consiglio di sorveglianza al 100% maschili) bisognerà attendere a marzo la chiusura del bando del Comune di Milano (che possiede il 27,5% del capitale), ricordando che l’indicazione del sindaco di Milano Pisapia è stata quella di una parità di genere. Ulteriori aperture potrebbero venire da Ferragamo, che già annovera tre consigliere (familiari) su 12 consiglieri totali.

Preferisce, invece, non anticipare l’adesione alla legge sulle quote la famiglia Berlusconi, che rinnova i consigli di Mediaset e Mondadori, i quali già contano due donne ciascuno (Marina Berlusconi e Martina Forneron Mondadori nella casa editrice, su 14 consiglieri totali, e Marina Berlusconi e Gina Nieri in Mediaset, su 15). Nessuna indicazione ancora (discorso prematuro) sulla direzione da prendere in gruppi come Saras della famiglia Moratti; come Tod’s della famiglia Della Valle; e come Immsi e Piaggio che fanno riferimento alla famiglia Colaninno. Tutti consigli che sono al 100% maschili. Nessuna preclusione per la famiglia Benetton, che ha appena cooptato Monica Mondardini in Atlantia.

Per quanto riguarda le banche, l’Abi, associazione di categoria, all’indomani dell’approvazione della legge aveva già auspicato che gli associati dessero «attuazione al principio dell’adeguata presenza del genere meno rappresentato nei cda» e oggi «ribadisce l’importanza di dare corso a quegli impegni». Grande attesa per le liste che saranno presentate da Assogestioni, l’associazione dei fondi che in passato è molto convinta nello spingere candidature femminili ma che lo scorso anno aveva mostrato una «frenata». Donne-capolista sarebbero certamente un segnale importante.

Opzioni
Complessivamente sugli oltre 1.200 consiglieri di amministrazione in scadenza, le donne sono oggi 88. Per arrivare al quinto previsto dalla legge dovrebbero essere 242. Secondo Assonime (associazione delle società per azioni), delle 262 società italiane quotate a Piazza Affari, solo 27 hanno già il cda in linea con le quote previste in fase di prima applicazione della legge (1/5 del totale dei consiglieri) e solo 6 sono quelle in linea con il requisito a regime (1/3). In quasi tutte le società «virtuose» gioca il ruolo principale la componente familiare. «Il mercato può cogliere l’occasione per iniziare ad adeguarsi già da questa primavera», suggerisce Carmine Di Noia, vice direttore generale Assonime.

«I segnali sono positivi - conclude Susanna Stefani, vice presidente di Governance Consulting -, basta vedere le sostituzioni che stanno avvenendo, come nel caso di Unicredit dove Helga Jung è entrata al posto di Enrico Cucchiani o quello di Buzzi dove Ester Faia ha sostituito Elsa Fornero. Oppure le indicazioni che arrivano dalle grandi banche come Intesa Sanpaolo e Unicredit. Penso che alla base ci sia un discorso di cambio generazionale: gli azionisti e i decision maker maschili di seconda generazione sono abituati - e apprezzano e rispettano - il lavoro femminile. Anche le donne, però, devono avere meno remore. Leggendo l’andamento delle nomine nelle municipalizzate milanesi che si è avuto finora si nota che, mentre per i cda di aziende a contenuto culturale, artistico e sociale le candidature femminili era interessanti e significative, là dove ci sono consigli con un maggior contenuto manageriale e con bilanci in difficoltà le donne si sono proposte in misura minore». Susanna Stefani (Governance Consulting)
Susanna Stefani
(Governance Consulting)

Maria Silvia Sacchi

Fonte: Corriere.it