altUna donna su tre nel mondo è vittima di violenze da parte del partner o di violenze sessuali esercitate da altri, secondo un rapporto dell’Oms, che si basa sulle stime di dati sulla popolazione di 81 Paesi. La violenza fisica o sessuale colpisce più di un terzo delle donne nel mondo (35%) e la violenza domestica inflitta dal partner è la forma più comune (30%). Stime prudenti, perché molti casi non vengono denunciati. I dati, scioccanti, sono stati denunciati oggi a Ginevra dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «La violenza contro le donne è un problema mondiale di salute pubblica di proporzioni epidemiche», ha dichiarato Margaret Chan, direttore generale dell'Oms, presentando il «primo studio sistematico» mai condotto con dati globali, redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con la London School of Hygiene and Tropical Medicine e con il Consiglio sudafricano della Ricerca medica e presentato giovedì a Ginevra.
 

LO STUDIO -
 Lo studio ha analizzato in maniera sistematica i dati relativi a 169 Paesi negli ultimi 20 anni. In particolare sono stati presi in esame 492.340 casi di omicidio, da 118 studi condotti in 66 Paesi. E secondo gli autori, in almeno in un caso di femminicidio su 5 non sono stati riportati legami, pur esistenti, tra assassino e vittima.

FEMMINICIDI -
 I risultati, pubblicati sulle riviste Science eThe Lancet evidenziano come almeno un omicidio ogni sette nel mondo (13,5%) sia commesso fra le mura di casa per mano del partner. I compagni di vita sono ritenuti responsabili di una quota tra un terzo e la metà di tutti i femminicidi, mentre solo il 6,3% degli omicidi maschili avviene per mano della partner. Il Paese dove le donne sono più a rischio è il Sud-est asiatico, dove più della metà (58,8%) degli omicidi avviene per mano di mariti, fidanzati o compagni. A seguire ci sono i Paesi ad elevato reddito (41,2%), tra i quali è presente anche l’Italia; le Americhe (40,5%) e l’Africa (40,1%). Nei Paesi a medio e basso reddito europei e del Pacifico occidentale i femminicidi ad opera del partner sono molto meno frequenti, circa un caso su 5, e nelle regioni del Mediterraneo orientale ancora meno (14,4%).

LE CONSEGUENZE DEGLI ABUSI -
 «Tutte le fasce d'età sono colpite», anche se i numeri sono un po' inferiori tra le giovani o le donne in età più avanzata - ha detto Flavia Bustreo, vice direttore generale dell'Oms per la salute della famiglia, delle donne e dei bambini. «Nel mondo, inoltre, il 38% sul totale degli omicidi di donne sono compiuti dai partner. E sono colpite tutte le regioni e le classi sociali». Per le donne vittime di violenza da parte del proprio partner, la probabilità di depressione è quasi due volte più alta rispetto a chi non ne ha subite, così come quella di avere problemi di abuso d'alcol. Salgono anche i rischi di contrarre malattie sessualmente trasmissibli, di aborto e di aver un bambino con un basso peso alla nascita.

PREVENZIONE -
 «I nostri risultati - ha spiegato Heidi Stockl, autrice dello studio - sottolineano che le donne sono sproporzionatamente vulnerabili alla violenza e all'assassinio da parte di un partner intimo e che le loro esigenze sono state trascurate per troppo tempo». Stockl punta il dito contro le istituzioni, ritenendo questi omicidi «il risultato finale di un mancato intervento da parte della giustizia contro la violenza domestica. C’è ancora molto da fare – aggiunge l’esperta – in particolare per aumentare gli investimenti nella prevenzione di questo tipo di violenza, per sostenere le donne coinvolte in questi episodi, e per controllare il possesso di armi per persone con una storia di violenza alle spalle.

LA CONVENZIONE DI ISTANBUL -
 L'Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un appello all'azione, fornendo una serie di raccomandazioni al settore della salute. È importante che il personale sanitario sia sensibilizzato e formato per dare adeguata assistenza alle vittime. E fondamentale la prevenzione e l'educazione dei bambini e dei giovani. C'è ancora il concetto che «la violenza contro le donne è tollerabile o, peggio, che ce se ne può vantare. E questo deve assolutamente essere cambiato - ha affermato Flavia Bustreo -. Bisogna far conoscere questo fenomeno e avere leggi che stabiliscano che la violenza contro le donne è un crimine», ha aggiunto. Bustreo si è quindi felicitata con l'Italia per la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa di Istanbul per la lotta alla violenza contro le donne. «Ci auspichiamo che altri Paesi del Consiglio Europeo la ratifichino presto» ha detto, sottolineando il ruolo di leadership svolto dalla presidente della Camera Boldrini e dal ministro degli Esteri Bonino.

Fonte: Corriere della Sera