In Italia sempre più uomini, quando nasce un figlio, chiedono al capo di stare per un periodo a casa. Se nel 2008 ai maschi è andato solo il 7% dei congedi parentali, nel 2012 la percentuale è salita al 10%. Certo non basta: quasi sempre, cioè in 9 casi su 10, sono le donne a chiedere il congedo, rinunciando così a buona parte del proprio reddito. A dare le cifre è una ricerca di Aldai, l'Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali, attenta alle pari opportunità in azienda, al punto da aver lanciato il premio "Merito e Talento" per segnalare modelli manageriali femminili positivi.

 Di solito sono le donne a chiedere il congedo perché spesso sono gli uomini ad avere un lavoro meglio retribuito, ma vi è anche un altro fattore che gioca un ruolo importante: il tipo di contratto del papà. Quando il lavoro è precario, infatti, pare che i neo padri preferiscano rinunciare a passare un periodo a casa coi figli per non rischiare di peggiorare le condizioni di un lavoro già precario. A dirlo sono i numeri dell'Inps (dati 2012): dei 31.201 uomini che hanno beneficiato del congedo parentale nel settore agricolo e privato, 27.930 avevano un lavoro a tempo indeterminato. Solo 3.267 quelli che hanno avuto un congedo parentale avendo un contratto a tempo determinato e addirittura si contano sulle dita di una mano i papà italiani che, con un lavoro stagionale, hanno avuto il congedo: solo 4.
Continuando ad analizzare i dati dell'Istituto Nazionale di Previdenza, Regione per Regione, è evidente come nel Centro Sud e nel Sud Italia  -  fanno eccezione Lazio e Sicilia  -  siano pochissimi i papà che restano a casa con i bambini.
Non va infine dimenticato che, mentre il congedo di maternità ha alle spalle una storia antica, quello parentale è stato introdotto solo nel 1996 da una direttiva europea e da allora ogni Paese ha stabilito la propria linea politica in merito. E in Italia un genitore può chiedere al massimo 7 mesi al 30% del salario per stare con il figlio.

Fonte: D - Repubblica