Ufficio, addio? Il Comune di Milano ha indetto oggi la prima Giornata del Lavoro Agile, lo "smart working" che rimpiazza la vita da ufficio con orari elastici e device digitali. L'esperimento, promosso da una cordata trasversale che include Abi e Cgil, Assolombarda e Sda Bocconi, sembra funzionare: le note di Palazzo Marino parlano di «centinaia di adesioni» tra centro città e hinterland, con un esercito di professionisti appostati in bar e biblioteche, abitazioni private e aree a uso e consumo del co-working. Secondo gli organizzatori, il salto fuori dalle rigidità aziendali si tradurrebbe in «più tempo per sé, più qualità della vita, più produttività, meno stress e meno inquinamento». Ma quali sono i pro e i contro del telelavoro?

 

Svegliarsi, accendere il pc, iniziare il lavoro. Scrivere relazioni dal bar sotto casa o in piazza Duomo. La marcia in più dello smart working, con o senza l'impatto di una vita «più rilassata», resta il risparmio. Una ricerca della School of Managament del Politecnico di Milano aveva già evidenziato come il salto al telelavoro salverebbe 37 miliardi di euro all'anno di spese improduttive, nel mix tra aumento di produttività (+27 miliardi) e taglio dei costi diretti o indiretti (10 miliardi).

Con benefit inclusi per il bilancio pubblico: 4 milioni di euro in meno a carico dei cittadini ed emissioni di CO2 ridotte di 1,5 milioni di tonnellate. I numeri sono in crescita, almeno tra le scrivanie degli executive. Regus, fornitore di spazi per il lavoro flessibile, ha esaminato il grado di diffusione dello smart-working con interviste a 26mila dirigenti d'azienda di 90 paesi diversi. Il risultato? Quasi la metà (il 46%) dei manager ha dichiarato di «lavorare in maniera flessibile» per il 50% della sua settimana, con un rimbalzo di produttività fino a +76% registrato dalla società italiane che hanno adottato schemi più elastici nell'organizzazione della giornata lavorativa. I feedback sono anche emotivi: il 66% degli intervistati si dice «più motivato» nell'alternanza casa-azienda, il 25% la ritiene cruciale per la responsabilizzazione di giovani alle prima esperienza contrattuale.

Anche sul fronte dei "contro", entrano in gioco organizzazione e stress. Una ricerca curata dall'Università Cattolica proprio in vista della Giornata del lavoro agile («Nuove tecnologie e benefici sociali: il telelavoro a servizio della conciliazione») ha ricavato vantaggi e criticità di una vita professionale fuori dall'ufficio. La ricerca, coordinata dal professor Carlo Galimberti, ha analizzato i feedback a 140 questionari assegnati a una base mista di lavoratrici donne (80%, la metà con figli), dipendenti (56%) e liberi professionisti (27%), nel 63% dei casi laureati e nel 70% residenti a Milano o provincia. I deficit principali dello smart working? Per le aziende, l'inesistenza di uno spazio fisico limita le procedure di controllo e un feedback a flusso continuo su qualità e quantità di lavoro. Per gli assunti, lo smart-working si associa in automatico a precarietà, con dubbi su crescita professionale, consistenza degli output e criteri di remunerazione. Senza contare l'aggiornamento, arretratissimo in Italia: secondo i dati del Politecnico, già citati sopra, il telelavoro è contemplato da appena il 20% delle Pmi, con chance di attivazione effettiva per 2 dipendenti su 100.

Fonte: Il Sole 24 Ore