Computer, fax, smartphone, tablet, cloud computing: le nuove tecnologie hanno mano a mano portato allo sviluppo di forme di lavoro più agili e flessibili, come il telelavoro, che consente agli impiegati di un'azienda di operare da casa, spesso negli orari che preferiscono, e alle imprese di ridurre le spese necessarie a mantenere in piedi un ufficio. Con vantaggi tangibili anche per l'ambiente.

Affermatosi da qualche tempo in Nord-Europa e negli Stati Uniti, il telelavoro consente di conciliare vita privata e carriera, offrendo al lavoratore o alla lavoratrice una maggiore flessibilità, sia oraria che geografica. La riuscita di un rapporto di telelavoro si basa su un cambio di prospettiva: i dipendenti non vengono più valutati e retribuiti sulla base delle ore che spendono fisicamente in ufficio, ma solo ed esclusivamente a partire dai risultati che raggiungono.

In parole povere, si tratta di un nuovo modo di concepire il lavoro, che può portare notevoli vantaggi sia sul fronte della maggiore motivazione e di un maggiore impegno del personale, sia su quello dell'impatto ambientale, incidendo in modo positivo sulla csr di un'impresa.Dal punto di vista dei dipendenti, poter lavorare da casa si traduce innanzitutto nell'evitare gli spostamenti e nell'avereritmi di vita meno stressanti: non doversi recare fisicamente in ufficio significa, ad esempio, non spendere denaro per il carburante o per gli abbonamenti ai mezzi pubblici e non dover trascorrere ogni giorno una buona fetta del proprio tempo in auto, in metro o in autobus, magari incolonnati nel traffico urbano.
Significa anche godere di una maggiore flessibilità oraria, che consente di conciliare il proprio impegno lavorativo con quello familiare, senza dover scegliere categoricamente tra l'uno e l'altro e senza dover vivere "di corsa" o - soprattutto nel caso delle mamme lavoratrici - senza essere continuamente assalite dal senso di colpa di non trascorrere sufficiente tempo di qualità con i propri figli.

Significa, infine, poter lavorare anche a molta distanza dalla sede "ufficiale" della propria azienda: in questo modo, il datore di lavoro potrà permettersi di reclutare i talenti che in assoluto considera più validi, senza che si pongano difficoltà relative a trasferimenti da una città all'altra o a complicati spostamenti.

Tali vantaggi si traducono in una soddisfazione complessiva e maggiore serenità dei dipendenti, che lavorano meglio e con più motivazione e che sono meno propensi a cambiare lavoro, proprio perché sono appagati dall'equilibrio tra vita e professione che il telelavoro offre loro.

Dal punto di vista dell'ambiente, invece, il telelavoro si traduce in una immediata riduzione della emissioni di CO2: meno persone che si spostano per andare in ufficio significa infatti meno carburante e meno traffico, con ricadute positive anche sulla viabilità urbana.

E, come puntualizza Sara Sutton Fell, CEO di FlexJobs, società americana di specializzata nella promozione del lavoro flessibile e nel mettere in contatto domanda e offerta di impiego, il telelavoro, eliminando l'ufficio, consente di risparmiare anche su elettricità, acqua, produzione di rifiuti, rendendo lo stesso personale più consapevole:

"Abbiamo 40 impiegati che lavorano da casa, il che significa togliere ogni giorno dalla strada 40 auto che consumano combustibile, inquinano e contribuiscono al traffico. Significa anche tagliare ogni anno circa 80mila tonnellate di emissioni. E significa meno uffici che consumano elettricità, acqua, materiali di costruzione, cancelleria ecc. E 40 persone che hanno un maggiore controllo sull'impatto che il loro lavoro ha sull'ambiente che li circonda."

E in Italia? Nel nostro Paese il telelavoro non è (ancora) una pratica diffusa e incontra spesso resistenze sia culturali che burocratiche. Il problema è che le vecchie normative non aiutano. Per questo, proprio alla fine del mese di gennaio PD, Scelta Civica e Nuovo Centrodestra hanno presentato una proposta di legge che, per la prima volta, mira a favorire lo sviluppo del cosiddetto smartworking, il "lavoro agile", consentendo ai dipendenti, d'accordo con i datori di lavoro, di lavorare da casa quando per loro è più comodo, senza incorrere in penalizzazioni di alcun tipo.

"Credo moltissimo in questa nuova possibilità di lavoro, una realtà diffusa in molti paesi d'Europa, che da tempo ritengo potrebbe recare grandi vantaggi nella vita di chi lavora, e le moltissime lettere ricevute da quanti hanno sperimentato forme di lavoro agile o, al contrario, da quanti – soprattutto donne – affrontano ogni giorno le difficoltà di gestire i tempi e gli oneri dell'ufficio e della propria vita familiare, mi confermano essere oggi, anche in Italia, più che mai urgente e necessaria anche per favorire l'occupazione, in primis quella femminile", spiega Alessia Mosca, la prima firmataria della propostache modifica la normativa in materia di Agenda Digitale per estendere gli incentivi fiscali alle aziende che adottano modalità di lavoro agile. Perché l'importante non è dove si lavora, ma come.

Per scaricare il testo della proposta clicca qui

Fonte: Greenbiz