Rete WHP di Bergamo: la parola ai protagonisti
Intervista agli ideatori di Workplace Health Promotion, progetto selezionato da Regione Lombardia come modello regionale.
WHP - Workplace Health Promotion è la rete territoriale costituita nel 2010 nella provincia di Bergamo da Asl e Confindustria con l’obiettivo di migliorare la salute dei lavoratori bergamaschi. A seguito del suo grande successo, che ha portato quest’anno la Regione Lombardia a riconoscere gli straordinari risultati raggiunti a Bergamo e ad adottare il modello a livello regionale, abbiamo intervistato i protagonisti del progetto – Marco Cremaschini e Roberto Moretti del Servizio Promozione Salute della ASL di Bergamo e Roberto Fiandri di Confindustria Bergamo - per farci raccontare passato, presente e futuro della sperimentazione.
La nascita del progetto
Il programma WHP – ci raccontano i suoi ideatori – è nato nel 2010 da un’idea condivisa tra Asl e Confindustria, ma ha fin da subito raccolto l’appoggio di altri stakeholder locali, tra cui la Provincia e i sindacati attraverso il patrocinio dell’organismo paritetico provinciale costituito da Confindustria Bergamo, Cgil, Cisl e Uil. L’aspetto più innovativo riguarda l’implementazione di un nuovo modello organizzativo, studiato in base a una attenta ricognizione della letteratura scientifica e alla raccolta di best practice ma anche all’analisi dei bisogni locali. “La rivoluzione – spiega Fiandri – non riguarda tanto i contenuti, che si ispirano a evidenze scientifiche e talvolta semplicemente a soluzioni di buonsenso, ma piuttosto la ricerca di un nuovo approccio con le aziende e la partnership tra pubblico e privato”. La conoscenza in campo scientifico e sanitario dell’ente pubblico si concilia con gli interessi dei privati, intesi non solo come ritorni economici ma anche di benessere dei propri lavoratori. Le aziende sembrano aver compreso fin da subito che l’azienda – un po’ come la società – è più produttiva quando è sana e abitata da un genuino senso di partecipazione. “Con WHP – continua Fiandri - Confindustria mira a sfatare il mito che il tentativo di accrescere la competitività di un’azienda si traduca necessariamente in un peggioramento delle condizioni dei lavoratori, quando esistono invece “strategie win-win”: laddove lo stato di salute dei lavoratori migliora, contestualmente cresce la competitività”. E le aziende lo hanno capito? “Ce ne aspettavamo cinque – interviene Moretti – e hanno aderito in settanta!”.
Un processo che ha richiesto tempo e grande impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti: se la Asl ha studiato e monitorato l’intero percorso, Confindustria ha contribuito coinvolgendo direttamente le aziende e conferendo al processo la legittimità necessaria perché fosse accolto con entusiasmo dagli imprenditori. Certo - sottolineano tutti - la vera legittimazione per il progetto è data dai risultati che ne dimostrano l’efficacia, specialmente se a fronte di esborsi economici molto limitati per l’azienda o addirittura a costo zero. Molte iniziative sono infatti già presenti in azienda, ma non sono strutturate e percepite come unilaterali e di natura “padronale”. In questi casi il merito di WHP è stato riuscire a sistematizzarle, inquadrarle in un sistema di buone prassi condivise con i lavoratori e i loro rappresentanti, e inserirle all’interno di un network che parte dalla Asl come ente garante della salute e della protezione dei lavoratori e arriva a Confindustria come rappresentante delle aziende e all’organismo paritetico per assicurare la legittimazione sindacale. La partnership comprende inoltre le società scientifiche che hanno sostenuto il programma e istituzioni pubbliche come la Provincia e il Ministero, che ha recentemente riconosciuto il progetto nell’ambito dell’iniziativa Guadagnare Salute.
La prima fase di sperimentazione del modello si è svolta grazie all’adesione di due aziende della zona, Heineken Italia e Sessa Marine. “Visti i risultati incoraggianti raggiunti nei due stabilimenti – spiega Cremaschini – abbiamo deciso di estendere la sperimentazione, arrivando sorprendentemente a settanta aziende aderenti solo sul territorio bergamasco”.
Nel 2011 la rete ha premiato le prime aziende e ha continuato a estendere il progetto sul territorio bergamasco contattando direttamente i datori di lavoro per proporre l’adesione al network. Dopo l’incontro con gli esperti della Asl, la dirigenza aziendale è libera di iscriversi al progetto attraverso la pagina web dedicata sul sito della Asl di Bergamo. Da quel momento parte ufficialmente il programma che prevede che l’azienda presenti i contenuti ai dipendenti, somministri dei questionari per individuare la diffusione dei fattori di rischio per la salute e infine pianifichi le attività scegliendo per il primo anno due delle sei aree tematiche previste (si veda il box 1). A ogni area tematica corrisponde poi una lista di buone pratiche, a ciascuna delle quali è collegata una manualistica specifica, scaricabile dal sito, che aiuta a mettere in pratica le iniziative grazie alla fornitura di istruzioni, modulistica, locandine e altro materiale utile.
I sindacati a livello aziendale sono sempre coinvolti, e possono sempre rivolgersi ai propri referenti all’interno dell’organismo paritetico provinciale. “Ci sono questioni delicate come il fumo di tabacco e l’abuso di alcol – ricorda Cremaschini - per le quali il passaggio sindacale si è rivelato essenziale per intercettare il bisogno”.
Box 1. Le aree tematiche del progetto
Le sei aree tematiche in cui si articola il programma WHP – a ciascuna delle quali corrisponde una lista, variabile da un minimo di 5 a un massimo di 13, di buone pratiche selezionabili – sono le seguenti:
Le iniziative proposte all’interno di ogni area variano in termini di impegno aziendale richiesto: vanno dalla predisposizione di regolamenti aziendali e campagne informative interne fino all’offerta di momenti formativi, convenzioni, asilo nido aziendale e flessibilità oraria. Ci sono poi le sperimentazioni come il programma per sostenere i fumatori nel tentativo di smettere che utilizza e-mail, sms e – in futuro – anche app per smartphone, e la piattaforma online di formazione a distanza per il counselling antitabagico per i medici. |
“Pur inserendosi negli ambiti del welfare e della salute - precisa Cremaschini - il programma si focalizza sul problema delle malattie cronico-degenerative, che influiscono drammaticamente sulla spesa sanitaria e – specialmente con l’aumento dell’età pensionabile – iniziano a toccare da vicino anche la dimensione lavorativa”.
Selezionando ogni anno almeno tre nuove buone pratiche per ognuna delle due aree tematiche scelte per l’anno corrente, le aziende coinvolte arrivano al termine dei tre anni a portare a compimento le sei aree che costituiscono il programma. Ogni anno la dirigenza è chiamata a rendicontare le attività svolte utilizzando un modulo online, e a somministrare nuovamente il questionario ai dipendenti così da poter osservare il cambiamento annuale e al termine del triennio. Dopo i primi tre anni le imprese possono continuare a partecipare al programma incrementando ogni anno la propria offerta per i dipendenti con una nuova buona pratica per ognuna delle sei aree tematiche esistenti.
Benessere e conciliazione famiglia-lavoro
“I veri propulsori dei progetti all’interno delle aziende – commenta Fiandri – sono proprio le donne: hanno grande passione e creatività”. L’attenzione ai temi della famiglia e della conciliazione tra vita e lavoro non poteva quindi mancare all’interno di un progetto dedicato al benessere delle persone. Il manuale 2014 presenta nella sezione dedicata a benessere e conciliazione famiglia-lavoro una ricca lista di buone pratiche che spazia dalla flessibilità oraria ai contributi economici. Come spiega Moretti, non si tratta generalmente della prima area tematica scelta dalle aziende perché è quella che richiede una maggiore capacità organizzativa, però viene inevitabilmente toccata nell’arco dei tre anni del progetto. Si tratta comunque ancora di una questione culturale: la dirigenza aziendale percepisce le tematiche legate alla salute come prioritarie per l’individuo, e solo in un secondo momento arriva a considerare aspetti che incidono sul benessere della persona in maniera più indiretta come l’organizzazione dei tempi e gli oneri di cura. L’area tematica non è stata però pensata in un’ottica di genere ma bensì per diminuire lo stress di tutti i lavoratori che si trovano ad avere oneri di cura, senza un focus esclusivo sui figli ma ampliando l’ambito di intervento anche ad anziani e disabili. E’ importante notare che il nuovo manuale 2014 è stato riformulato in base alle linee guida contenute nei bandi per il welfare aziendale di Regione Lombardia, e include quindi non solo la dimensione della conciliazione famiglia-lavoro ma anche il riferimento alla contrattazione di secondo livello.
I risultati
“Le aziende coinvolte comunicano di avere riscontri positivi in termini di salute e clima aziendale – assicura Moretti – e generalmente fanno più di quanto il programma richiede. Le imprese sono infatti libere di selezionare da una lista sei buone pratiche all’anno, ma molto spesso ne scelgono un numero superiore e anzi sperimentano con entusiasmo iniziative studiate ad hoc per la propria popolazione aziendale”. Ancora più convincenti sono però i dati a disposizione: i 1.200 questionari somministrati a distanza di un anno nelle aziende coinvolte hanno mostrato che il 10% dei fumatori ha smesso, il girovita medio si è ridotto di quasi due centimetri e il 10% fa più di quattro ore a settimana di attività fisica.
“I costi sono a carico dell’azienda ma – chiarisce Cremaschini - il programma predilige iniziative a basso costo: ciò che è richiesto è un po’ di sforzo organizzativo e qualche ora di lavoro di chi coordina il programma all’interno dell’azienda. Con l’eccezione dei corsi e della presenza dello specialista in azienda, soluzioni che però la maggior parte delle aziende continua a preferire per la loro grande efficacia”. “Abbiamo studiato ogni buona pratica – commenta Moretti – nell’ottica della sostenibilità anche per l’azienda. Per il futuro, stiamo studiando una modalità di corso online che consentirà a tutti i dipendenti di partecipare a distanza”.
WHP come modello lombardo... E oltre
Nel dicembre 2012 (BURL 18/12/2012) è arrivato un grande riconoscimento per il lavoro svolto: la Regione Lombardia ha selezionato il modello sperimentato a Bergamo come esempio da seguire nell’ambito della promozione degli stili di vita corretti in ambito lavorativo, e ne ha disposto l’estensione a livello regionale chiedendo proprio alla Asl di Bergamo di fare da referente e coordinatore per la diffusione capillare dello strumento in tutte le province. Le imprese lombarde coinvolte nel progetto sono ormai 160, tra cui anche amministrazioni pubbliche e aziende ospedaliere. Tutte le Asl lombarde si stanno attivando per adottare il modello WHP, grazie alla supervisione degli esperti della Asl di Bergamo e attraverso lo studio del database e del manuale da loro realizzati. Sul nuovo sito lombardo del progetto è già disponibile il manuale aggiornato.
C’è poi il collegamento con la rete europea ENWHP, un network di aziende pubbliche e private che, con il patrocinio della Commissione europea, si occupa dal 1996 della raccolta e della condivisione di innovazione e buone prassi a livello europeo.
Lo scorso 5 dicembre, in occasione della premiazione delle aziende aderenti al progetto per l’anno 2013 che si è svolta presso il Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi, si è anche discussa pubblicamente con Fabio Marazzi, membro del CdA di Expo 2015 SpA, l’opportunità per il progetto WHP di partecipare all’Expo 2015 di Milano come eccellenza italiana nella promozione e diffusione di salute e stili di vita corretti.
Riferimenti
La rete sul sito della Asl di Bergamo
Il sito della rete WHP lombarda
Il sito del network europeo ENWHP