“Gentile commissaria, apprendiamo con stupore che nel corso dell’evento conclusivo dell’anno europeo per i cittadini 2013 , Lei ha dichiarato che le azioni e gli eventi di questo anno continueranno anche per il 2014, anno delle elezioni europee. Ben consapevoli dell’importanza dell’informazione sul tema della cittadinanza, ci chiediamo però cosa sia successo all’anno europeo della conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare. Vorremmo conoscere a quale livello è stata presa la decisione di rinviare l’anno europeo della conciliazione e su quale base”.

E’ questo l’incipit di una lettera inviata dall’eurodeputata Patrizia Toia alla commissaria europea Viviane Reding. Il 2014 è iniziato da un pezzo e bisogna fare i conti con l’evidenza: l’anno europeo della conciliazione è stato affossato dalla crisi. Era stata la Coface, Confederazione delle organizzazioni familiari dell’Unione europea, a prendere l’iniziativa e raccogliere le 388 firme di parlamentari europei sotto la richiesta di designazione dell’anno 2014 come anno europeo della conciliazione tra vita professionale e familiare. Le associazioni femminili si sono date da fare in questi mesi per organizzare iniziative, convegni, celebrazioni. Ma ora del 2014 anno europeo della conciliazione non c’è più traccia.

Si dirà: di questi tempi manca il lavoro, di conseguenza c’è anche poco da conciliare. Ma in realtà non è così. La crisi non ha vie di mezzo. C’è chi non lavora, è vero. Ma ci sono anche tanti che lavorano il doppio pur di strappare qualche risultato degno di nota. E questo succede sia ai dipendenti che ai liberi professionisti, agli imprenditori e ai lavoratori autonomi. I tempi del lavoro con la crisi sono diventati ancora più flessibili. E le tecnologie portano a rendersi disponibili per un archi di tempo nella giornata sempre più lunghi. In tutto questo la crisi non fa che tagliare gli interventi di welfare (asili e non solo) a supporto delle famiglie. Già queste constatazioni dovrebbero togliere ogni dubbio riguardo alla necessità di non cancellare la conciliazione dall’agenda della politica. Tantopiù che dal 2008 il numero di figli per donna (che era aumentato negli anni 2000) ha ripreso a scendere.

Bisognerà aspettare il 2015 per avere l’anno europeo della conciliazione? Essia. A volere essere positivi, un vantaggio potrebbe esserci. Nel frattempo si potrebbe cambiare paradigma e non parlare più solo di conciliazione ma anche di condivisione. Perché tenere assieme lavoro e famiglia diventa più facile se a casa i compiti sono suddivisi in modo equo.

Fonte: La 27ma ora