Welfare innovativo

 altConciliare lavoro e famiglia in bergamasca resta un miraggio. E l’orizzonte si allontana ancora di più per le donne che spesso cedono il lavoro per seguire la famiglia e i figli, oppure sacrificano una vita personale per dedicarsi alla carriera. È quanto emerge da una ricerca condotta da Cisl Bergamo su un campione di 1.043 questionari. Uno studio che ha interessato i lavoratori occupati, non precari, in aziende sindacalizzate o con presenza sindacale. Di conseguenza il campione rappresenta in modo particolare la sfera dei lavoratori garantiti mancando non solo la vasta popolazione degli atipici e precari, ma principalmente la popolazione lavorativa (sopratutto di genere femminile) che è stata costretta proprio per problemi insolubili di conciliazione ad abbandonare il mondo produttivo.

Quasi la metà degli intervistati - pari al 48,23% - dichiara di aver sacrificato parte della vita personale per sostenere la scelta lavorativa: di questi la maggioranza [55,31%] è di genere femminile; gli uomini dichiarano di aver rinunciato prevalentemente alla sfera personale (amici e interesse) e in misura minoritaria a quella famigliare. Tra le donne emerge una maggiore rinuncia alla dimensione famigliare (avere figli o prendersi cura di loro).

altLe imprese con meno di 10 dipendenti fino ad ora si sono potute avvalere dell'autocertificazione per valutare i rischi in ambito sicurezza. Dal primo gennaio, invece, non sarà più possibile e diventerà necessario mettere a punto un Dvr (Documento valutazione rischi) completo.

IMPORTANTE: Un emendamento alla legge di Stabilità ha stabilito una proroga fino al 30 giugno 2013.

Più felici e produttivi. Sono i dipendenti delle imprese artigiane guidate da donne imprenditrici che offrono anche un modello di conciliazione famiglia-lavoro a prova di stress. O quasi.

La gestione delle imprese? Un lavoro da donne.C’è un dato che pochi conoscono e in cui l’Italia può vantare di essere davanti a Paesi da sempre additati quali esempi di equità e produttività come Germania e Svezia: è il numero delle imprenditrici a guida di aziende artigiane. Per l’esattezza si tratta di un esercito rosa di un milione e mezzo di donne che nell’ultimo anno, nonostante la crisi, è riuscita persino a crescere e migliorare la propria redditività, soprattutto se confrontata con quella dei loro colleghi maschi. Ma cosa hanno di tanto speciale queste imprenditrici? La risposta viene da un’interessante ricerca presentata dalla Confartigianato Lombardia in collaborazione con Il Corriere della Sera. È lei il titolare?, questo è il titolo della ricerca delle sociologhe Michela Bolis, Arianna Fontana (anche imprenditrice), Riccardo De Vita, Cecilia Manzo e Ivana Pais, ha cercato di capire, analizzando esempi concreti, in che cosa si differenzia il modo di governare le aziende tra uomini e donne e quali risultati, questa eventuale differenza di genere apporta, sia in termini di benessere in azienda che di produttività. 

Per le donne del Sud loccupazione e sogno: 1 su 4 non lavora(AGI) - Roma, 26 set. - Situazione drammatica per le giovani donne meridionali, per le quali la disoccupazione e' a quota 24% nel 2001. Una situazione di segregazione occupazionale rispetto sia ai maschi che alle altre donne italiane. Lo segnala lo Svimez. "Non e' esagerato oggi parlare di vera e propria segregazione occupazionale delle donne, che nel Mezzogiorno scontano una precarieta' lavorativa maggiore sia nel confronto con i maschi del Sud sia con le donne del resto del Paese" spiega.