Notiziario tematico

Secondo il Rapporto di Coesione sociale 2012, la giornata lavorativa media delle donne è più lunga di 60 minuti. Ma viene pagata meno

Donne al lavoro in uffcio. La giornata lavorativa media di una donna dura un'ora in più di quella di un collega uomo. (Credits: Getty Images) In tutto il mondo, sono almeno 52 milioni le persone (soprattutto donne) impiegate nel lavoro domestico: è quanto afferma uno nuovo studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Il lavoro domestico rappresenta il 7,5% dell'occupazione femminile dipendente nel mondo, con una percentuale molto più alta in alcune regioni come l'Asia e il Pacifico, l'America Latina e i Caraibi.

Insomma le donne stanno ancora molto a casa. Ma molte, in realtà, sommano al lavoro domestico anche un'occupazione.

Anzi, le donne continuano a lavorare di più (e meno pagate) degli uomini e ora ci sono i dati a confermarlo. Precisamente il carico di lavoro per il gentil sesso è maggiore di 60 minuti rispetto a quello dei colleghi maschi. Un'ora di tempo in più dedicato al lavoro, tra casa e ufficio, che invece gli uomini possono impiegare per il tempo libero. A dirlo sono i risultati di una ricerca realizzata dall'Istat, insieme a Inps e ministero del Lavoro, che analizza proprio i carichi di lavoro tra i due sessi.

Continua l'attuazione della riforma del lavoro. Nel 2013 arrivano risorse (78 milioni per il periodo 2013-'15) e nuovi criteri per la conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia ed il congedo parentale. L’INPS si occuperà del monitoraggio della spesa.

Il provvedimento (al quale manca il placet della Corte dei Conti per il "via libera") prevede che dopo undici mesi di maternità, le donne che decideranno di tornare al lavoro potranno chiedere voucher di importo pari a 300 euro al mese per sei mesi da utilizzare per pagare baby sitter. Altrimenti avranno un contributo con bonifico diretto dell’INOS all’asilo nido pubblico o privato scelto dalla madre.

Coface - Confederazione delle organizzazioni della famiglia nell'Unione Europea - è stata fondata nel 1958 e da allora lavora per riunire le organizzazioni delle famiglie di tutta Europa nella discussione e nel lavoro su tematiche come la conciliazione tra vita familiare e vita professionale, il benessere dei bambini, la solidarietà tra le generazioni, le famiglie di migranti, le persone con disabilità e dipendenza, l’uguaglianza di genere, l’istruzione, la genitorialità, i temi relativi alla salute, ai problemi dei consumatori, etc.
COFACEIn quest'ambito di attività, Coface promuovere l’iniziativa della designazione del 2014 come Anno europeo per la conciliazione, richiedendo ai parlamentari europei di firmare la “written declaration”: sono necessarie 378 firme perchè la dichiarazione venga adottata. Ad oggi sono 168 le firme raccolte.

5 miti da riconoscere, comprendere e sfatare con la forza delle buone pratiche e della tecnologia evoluta

Sarà vero che il 2013 vedrà sfatati i miti sul cloud indicati su Wired da Andrew Jaquithchief technical officer di Perimeter E-Security? Prima di tutto, vediamo di che cosa si tratta.

I problemi di sicurezza rimarranno il maggiore ostacolo all’adozione del cloud
Mito da sfatare, appunto. Jaquith sostiene che il vero ostacolo all’adozione del cloud è l’idea che il cloud sia meno sicuro dei sistemion-premise. D’altronde, satira politica a parte, qualcuno pensa che sia più sicuro tenere il denaro sotto il materasso invece che in banca? Riguardo ai dati si tratta semplicemente di raggiungere un livello di consapevolezza equivalente.

Il cloud è meno affidabile dei sistemi on-premise
Altro mito che non meriterebbe nemmeno lo sforzo. Basterebbe un’occhiata allo SLA (Service Level Agreement). Con qualunque fornitore di cloud si tratta al massimo di discutere su quanti decimali seguano le cifre 99. Quale sistema on-premise può vantare uptime superiore al 99 percento del tempo? Molto probabilmente la risposta è nessuno e la cifra è in certi casi scandalosamente più bassa.