Welfare innovativo

Creare occupazione, sostenere le madri single e dare ai loro figli l’opportunità di crescere in un ambiente creativo e stimolante: è l’idea che è venuta a una parigina, stanca delle difficoltà a cui vanno incontro tutti i giorni le smallfamilies francesi.

Il telelavoro può essere una soluzione concreta per conciliare meglio vita privata e professionale, ma soprattutto peressere più flessibili e produttivi, come il nostro Gruppo Donne Manager sostiene da tempo.

Ma il telelavoro fa per voi? Potrebbe essere una formula adatta per la vostra attuale occupazione?

Per trovarsi, per scambiarsi le idee, per pensare, per progettare, per inventare, insomma per lavorare c’è bisogno di un covo. Anzi: di un cowo.
Incrociate un ufficio tradizionale e il telelavoro e potrebbe nascere qualcosa di simile al coworking; in definizione quasi da enciclopedia: «Luogo in cui diversi gruppi di persone, che non necessariamente operano nello stesso settore o allo stesso progetto, lavorano condividendo lo spazio e le risorse di un normale ufficio come la connessione a internet, le attrezzature e il caffè». 

Ma se dite a uno degli abitanti di questa «fabbrica» così particolare che il posto in cui stanno è "soltanto" un luogo dove si lavora insieme, ognuno svolgendo in modo autonomo la sua professione, è facile che insorgano a suon di metafore: «Il coworking è uno Spazio di Schengen ante litteram. Il coworking è come un bosco, una foresta in cui moltissime specie diverse fra loro prosperano, coesistono e si adattano in modo spontaneo, in un ecosistema favorevole alla vita: ognuna rimane indipendente ma rafforzata dal sistema di relazioni da cui è circondata»... E ancora: il coworking è software, è network, è community, e via inglesizzando.

Pubblicato da Etui il saggio The Janus face of the New Ways of Work – Rise, risks and regulation of nomadic work (L’altra faccia delle Nuove forme di lavoro – Sviluppo, rischi e regolamentazione del lavoro mobile) a cura di Jan Popma, ricercatore senior dell’Università di Amsterdam.

Internet e l’utilizzo di computer portatili, telefoni cellulari e tablet hanno introdotto nuovi modi di lavoro: le tecnologie della comunicazione permettono oggi di poter lavorare da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, anche senza la necessità di recarsi sul posto di lavoro e di rispettare un orario predefinito.

Questa modalità può portare a una maggiore autonomia e una maggiore flessibilità per i lavoratori, ma può comportare anche rischi sia fisici chepsicosociali.

Jan Popma nel suo saggio illustra i pericoli nascosti in questi nuovi modi di lavorare.