Notiziario tematico

Telelavoratrice felice. Questa è la migliore definizione per quanto riguarda la mia vita lavorativa. Ma non è sempre stato così. Dipendente pubblica dal 2005, ho scelto di essere anche mamma. Al rientro in ufficio, dopo la mia terza gravidanza, la gestione del tempo è diventata un problema. Ho chiesto di entrare prima al mattino, per poter attraversare la città quando ancora tutta la mia famiglia dormiva e raggiungere in 50 minuti il mio ufficio. Con acrobazie sulla pausa pranzo, potevo ributtarmi fuori nel traffico in tempo per iniziare la raccolta dei bambini, rigorosamente in tre edifici scolastici differenti e non vicini. Così riuscivo a ridistribuirli a danza, in piscina ecc… Tutto questo poteva funzionare se nessuno si ammalava o se non rimanevo bloccata nel traffico del centro.

L’attenzione ai propri dipendenti è un aspetto fondamentale del nuovo welfare presentato dalla Fondazione Fiera di Milano: dalla flessibilità dell’orario ai permessi individuali retribuiti aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal CCNL.

Non bastano piccole variazioni normative, come annunciato in questi giorni. È da affermare un nuovo modello del lavoro. Ecco alcune idee sul tavolo per partire.
Tra i segnali positivi delle ultime settimane credo siano da includere le iniziative avviate sul tema del lavoro, sia quella denominata “Job Act”, da parte del PD, sia la proposta di legge sullo “SmartWorking” (per il lavoro subordinato) che, predisposta dalle deputate Mosca, Saltamartini e Tinagli, dovrebbe essere consolidata nella sua versione definitiva nelle prossime settimane per essere depositata alla Camera. L’esigenza di una revisione della regolamentazione in tema di lavoro diventa infatti sempre più stringente, soprattutto perché la precarizzazione e la disoccupazione stanno colpendo le fasce sociali in cui maggiormente risiedono le opportunità per un rilancio creativo dello sviluppo economico: i giovani, le donne, i lavoratori della conoscenza.

Ed è evidente come sia molto improbabile pensare di affrontare in modo strategico i temi del digitale senza considerare i cambiamenti necessari sul modello di lavoro, a partire ad esempio dalla regolamentazione del lavoro in mobilità, che è prassi comune sempre più per i lavoratori del XXI secolo e modalità normale per i lavoratori della conoscenza.

In Italia è presente una regolamentazione per il telelavoro, visto come una modalità eccezionale per esigenze personali specifiche, e non a caso la sua applicazione è molto limitata. Sul telelavoro l’Italia è in forte ritardo, anche se nell’ultimo anno, secondo l’Osservatorio SmartWorking del Politecnico di Milano, si è registrato un aumento dell’8% di telelavoratori (almeno occasionali) passando dal 17% del 2012 al 25% del 2013.

In molti casi, in particolare nelle PMI, nonostante la flessibilità nell'orario di lavoro sia presente nel 25% delle imprese (75% nelle grandi), viene effettivamente offerta a tutti i dipendenti solo nel 10% dei casi mentre il telelavoro è presente nel 20% delle imprese (40% nelle grandi) ma è concesso a tutti i dipendenti in meno del 2% dei casi (8% nelle grandi).

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