Notiziario tematico

Insegnamenti pratici e programmi futuri dopo due anni di sperimentazione grazie ai fondi della Regione Lombardia.

Appuntamento mercoledì 12 febbraio 2014 dalle 9 alle 13 presso la Sala Affreschi di Palazzo Isimbardi – Provincia di Milano, con ingresso in Corso Monforte 35.

Durante il workshop saranno presentati i risultati dell’esperienza di welfare digitale realizzata grazie al “Bando per la sperimentazione di progetti innovativi in materia di welfare aziendale e interaziendale” di Regione Lombardia.

Cos’è il Maggiordomo Digitale: una sperimentazione di successo fatta da sette PMI lombarde operanti in diversi settori merceologici (servizi alla persona, ICT, metalmeccanico, materiali compositi, servizi socio culturali ed educativi).

Nella Borsa Italiana dal 2 gennaio c’è uno strumento che consente di sapere se gli investitori premiano la sostenibilità, cioè investono nelle società italiane quotate che seguono i princìpi ambientali, sociali e di governance, i cosiddetti Esg.

Un profondo ripensamento della normativa riferita al telelavoro, da utilizzarsi quale leva di produttività per l’azienda e di soddisfazione per il dipendente, ormai si impone: nel post  Una legge per lo Smart Working abbiamo dato conto di come il legislatore si sta muovendo per cercare di trovare nuove soluzioni. Un contributo alla riflessione in atto viene oggi da Lavinia Serrani, research fellow di Adapt: quello che occorre è un sistema di contrattazione collettiva di tipo promozionale, incentivante per le aziende e per il lavoratore.

Lo studio incrociato della teoria e della prassi del telelavoro in Italia, permette di rilevare le ragioni concrete del mancato decollo dell’istituto nel nostro paese. 

Dalla suddetta analisi, a livello prettamente giuridico, è emerso come uno dei principali problemi risieda nel fatto di non aver saputo cogliere l’essenza giuridica del telelavoro, spesso declinato e disciplinato, tanto nella teoria quanto nella prassi, come una qualunque tipologia contrattuale destinata ad essere inapplicata, e non invece come una nuova forma di organizzazione del lavoro, da utilizzarsi quale leva di produttività per l’azienda e di soddisfazione per il dipendente.

Se il telelavoro è una modalità nuova di organizzazione del lavoro, è evidente che applicare ad esso le stesse regole degli altri contratti, non comporta uno sviluppo vero e reale della fattispecie. La ragione, dunque, per cui gli operatori – le aziende in particolare – ritengono che la normativa – sia essa legislativa o contrattuale – sia ormai inadeguata, è perché parifica una modalità di lavoro che si svolge attraverso l’uso delle tecnologie, in mobilità, a distanza, ad una qualunque altra forma di lavoro, e la disciplina in termini difensivi, per evitare che il lavoratore venga meno tutelato, che vengano pregiudicati i suoi diritti a livello individuale o collettivo.

La Gran Bretagna è il regno europeo dei manager, ma la Lettonia è quella che da più spazio alle donne dirigenti (46% del totale pari a 36.500). Mediamente nell’UE solo un terzo dei manager (33%) è di sesso femminile ma, con sorpresa, troviamo sopra la media quasi tutti gli Stati dell’Est europeo: Slovenia, Lituania e Ungheria, tutti al 39%. E l’Italia?