Innovazione

Dopo il fallimento dei precedenti tentativi di Google, come Buzz e Wave, è bene andarci cauti prima di recensire un nuovo servizio “social” della grande G. Il neonato Google Plus, lanciato giovedì scorso, sembra però essere partito col piede giusto, prendendo il meglio da Facebook e aggiungendoci una migliore gestione della privacy e dei piccoli grandi ritocchi, come gli “hangouts”, i ritrovi in videoconferenza, che stanno facendo andare in brodo di giuggiole i primi utilizzatori.

Le prime reazioni degli “early adopter” sono state per lo più positive, anche se c’è stato chi ha sottolineato come G+ sia ancora ben lontano dal poter essere un “Facebook killer”, se non altro perché con una bacino di 700 milioni di utenti ormai fidelizzati, il network di Zuckerberg gode di un vantaggio competitivo difficile da eguagliare. Tuttavia ci sono anche parecchi indizi che portare a ritenere che Google Plus non farà la fine di Buzz.

Il principale, da cui discendono tutti gli altri è che, come hanno dichiarato gli stessi ingegneri di Mountain View, G+ non è un servizio, ma “un progetto” il che, tradotto, significa che, come indica il nome stesso, Plus non è altro che un’estensione, un potenziamento di tutte la applicazioni facenti parte dell’ecosistema Google, con cui è perfettamente integrato.

Una volta registratisi al servizio e inserite le proprie credenziali nella barra orizzontale del proprio account appaiono un paio di nuovi pulsanti: un’icona che segnala qualsiasi notifica in arrivo (come accade su Facebook) e un pulsante “share” per condividere qualsiasi contenuto interessante con la propria “cerchia” di amici. Già, le “cerchie”.

Il Ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento per le comunicazioni e Dipartimento per lo sviluppo e coesione - ha presentato alle Regioni e a oltre 60 operatori di telecomunicazione lo stato di avanzamento del Piano Nazionale Banda Larga.
L’Agenda digitale europea definisce l’azzeramento del divario digitale il primo obiettivo da raggiungere entro il 2013. Una priorità per questo Governo che in due anni ha ridotto il divario digitale nazionale del 46% passando dal 13% della popolazione non raggiunta dalla banda larga, oltre 8 milioni di italiani al 7,1% come dimostrano i risultati della consultazione pubblica avviata per conto del Ministero da Infratel Italia, conclusasi il 20 aprile 2011 relativa all’aggiornamento della copertura degli operatori di telecomunicazioni di rete fissa, mobile e wireless che offrono o che hanno intenzione di offrire i propri servizi di connettività a banda larga sul territorio nazionale.

 "La cittadinanza è l'invenzione più interessante dell'Occidente: essa ha degli uomini un'idea altissima, dal momento che chiede loro di saper governare se stessi, sottraendosi a due opposte derive, quella del totalitarismo, che ne fa dei sudditi, e quella del mercato, che ne fa dei clienti. A queste due forme di eterodirezione essa contrappone la via di una comunità costruita a partire dalla libertà, un equilibrio delicato e prezioso tra diritti e doveri, attenzione e passione, emozioni e progetti, ambizioni private e pubbliche virtù."
[Franco Cassano, Homo Civicus, Edizioni Dedalo, 2004]

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 Mobile applications are commanding more attention on smartphones than the web, highlighting the need for strong app stores on handset platforms. For the first time since Flurry, a mobile analytics firm, has been reporting engagement time of apps and web on smartphones, software is used on average for 81 minutes per day vs 74 minutes of web use. Just a year ago, mobile web use outnumbered time spent on apps with 64 minutes as compared to 43 minutes. Trends are ever subject to change, but this one indicates that we’ll be waiting longer for HTML 5 web apps to unify the world of mobile devices.