Innovazione

Oggi il personal computer compie 30 anni. Era il 12 agosto 1981quando Ibm presentò alla stampa il suo IBM Personal Computer (IBM 5150). Per molti anni non a caso si parlò comunemente di “Pc Ibm” e poi di “Ibm compatibili” per definire tutti quei computer domestici basati su un processore Intel e con sistema operativo Ms-Dos (che a sua volta ha da poco festeggiato i suoi 30 anni) prima e con Windows poi, dagli anni Novanta.

 

Ma il personal computer può festeggiare con serenità il compleanno? Mica tanto. La locuzione “post-pc”, lanciata da Steve Jobs, si sente sempre più spesso. Uno degli ingegneri di Ibm che lavorò all’Ibm 5150, Mark Dean, si lascia andare alla confessione che lui ha abbandonato il pc per passare a un tablet. Dean aggiunge che il personal computer farà la fine “delle valvole termoioniche, della macchina per scrivere, del vinile, dei tv a tubo cadotico e delle lampadine a incandescenza”. Roba da modernariato, insomma (il mio retropensiero:  Dean non parlerebbe così  se lavorasse in un’azienda ancora attiva nella produzione di pc, settore che Ibm ha abbandonato del tutto con la cessione della divisione notebook a Lenovo. Ma tant’è).

Nessuno vuole più aggiornare l’enciclopedia online più famosa del mondo.

Wikipedia ha solo 10 anni e sta già per morire. E’ questo l’annuncio-shock del suo fondatore Jimmy Wales alla conferenza annuale dell’enciclopedia online: «nessuno vuole più aggiornarla». Il sito si basa sulle informazioni che ogni utente può aggiungere ad un argomento, ma sembra che il numero di collaboratori sia in forte calo nell’ultimo periodo.

Il 37,7% non la ama o la disprezza. I più tecnofobi sono i 25-34enni meridionali di provincia con bassa scolarità

MILANO – Il 37,7% degli italiani non ama o addirittura disprezza tutto ciò che è tecnologico, inoltre il 32,7% la accetta ma senza entusiasmo. Sono i risultati dell’indagine Qual è il rapporto degli italiani con la tecnologia?, realizzata da AstraRicerche per l’Osservatorio Yakul. Solo il 29,5% dei connazionali si dice entusiasta della tecnologia, e più di uno su dieci può essere definito «dipendente dalla tecnologia».

Tra i milioni di utenti della Rete che sono iscritti a Facebook, YouTube, Twitter, molti sono giovanissimi, e una gran parte è fortemente attratta dalle comunità virtuali, ma al contempo è poco consapevole dei potenziali pericoli e dei rischi legati al loro utilizzo.

Il fatto di essere un innegabile fattore aggregante non rende comunque i social network immuni da problematiche, come la contestata incapacità di garantire il rispetto della privacy e di proteggere i propri iscritti dalla diffusione e dal contagio di minacce di ogni natura. Ogni utente deve sapere che questi portali sono delle finestre verso la cosiddetta “piazza virtuale” e che, per tale motivo, il loro uso non è propriamente un gioco. Valgono infatti le medesime responsabilità del mondo reale e occorre quindi prestare la massima attenzione a cosa si condivide, a cosa si dice e a cosa si scrive.