Welfare innovativo

L’individuazione dello stabile apre la strada alla definizione del bando, che sarà messo a punto e pubblicato nelle prossime settimane

Milano, 11 gennaio 2013
– L’ex scuola di via Marsala 8 ospiterà la prima Casa delle donne di Milano.
Lo ha annunciato l’assessore alla Casa e Demanio Lucia Castellano, intervenendo nella seduta congiunta delle Commissioni Pari opportunità e Casa, Demanio e Lavori pubblici.

“Sono molto soddisfatta – ha commentato l’assessore Castellano – di consegnare alla città uno spazio che presto ospiterà questo importante progetto sociale rivolto alle donne, intese non solo come associazioni ma anche come singole cittadine. Era uno degli obiettivi del programma del Sindaco e, come assessore al Demanio, avevo preso l’impegno di trovare uno spazio adeguato. L’ex scuola di via Marsala è un luogo centrale, facilmente raggiungibile, bello e dignitoso: crearvi uno spazio in cui le donne possano incontrarsi, confrontarsi, riconoscersi è di certo un bel segnale per la città”.

Urania, Musa dell’astronomia, come tutte le Muse – nove sorelle figlie di Zeus e Mnemosine – era una figura femminile giovane e bellissima. Qui accanto la vediamo, procace e persino discinta, nel monumento, opera di Annibale Galateri, che la città di Savigliano ha eretto al suo illustre figlio Giovanni Schiaparelli, astronomo e poi direttore dell’Osservatorio di Brera. Benché tutelata da Urania, l’astronomia non ha poi concesso grandi spazi al genere femminile. Fino alla seconda metà del Novecento le donne dedite allo studio del cielo sono state poche, e quelle poche sono rimaste in posizioni marginali o subalterne. Ad esse Gabriella Bernardi ha ora dedicato “Il cielo dimenticato in un baule” (Edizioni La Ricotta, 40 pagine, 8 euro), un libro sottile ma meritevole di attenzione perché, oltre a fornire notizie su una trentina di donne astronomo, è concepito in forma di racconto rivolto a ragazzi e ragazze in età da scuole medie. 

Troviamo Ipazia, astronoma, matematica e, per la sua prematura emancipazione, martire pagana uccisa da fondamentalisti cattolici (370-415 d.C). Troviamo, con opposto destino, Ildegarda di Bingen, nata in Sassonia nel 1098, cosmologa longeva – morì a 81 anni – dichiarata santa nel 2012 da Benedetto XVI. Troviamo Sophie, sorella e assistente di Tycho Brahe, il più grande osservatore dell’era pre-telescopica, ed Elisabetha Koopman, divenuta a 16 anni la seconda moglie dell’ormai vecchio birraio astronomo Johannes Hevelius. 

Secondo il Rapporto di Coesione sociale 2012, la giornata lavorativa media delle donne è più lunga di 60 minuti. Ma viene pagata meno

Donne al lavoro in uffcio. La giornata lavorativa media di una donna dura un'ora in più di quella di un collega uomo. (Credits: Getty Images) In tutto il mondo, sono almeno 52 milioni le persone (soprattutto donne) impiegate nel lavoro domestico: è quanto afferma uno nuovo studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Il lavoro domestico rappresenta il 7,5% dell'occupazione femminile dipendente nel mondo, con una percentuale molto più alta in alcune regioni come l'Asia e il Pacifico, l'America Latina e i Caraibi.

Insomma le donne stanno ancora molto a casa. Ma molte, in realtà, sommano al lavoro domestico anche un'occupazione.

Anzi, le donne continuano a lavorare di più (e meno pagate) degli uomini e ora ci sono i dati a confermarlo. Precisamente il carico di lavoro per il gentil sesso è maggiore di 60 minuti rispetto a quello dei colleghi maschi. Un'ora di tempo in più dedicato al lavoro, tra casa e ufficio, che invece gli uomini possono impiegare per il tempo libero. A dirlo sono i risultati di una ricerca realizzata dall'Istat, insieme a Inps e ministero del Lavoro, che analizza proprio i carichi di lavoro tra i due sessi.

Continua l'attuazione della riforma del lavoro. Nel 2013 arrivano risorse (78 milioni per il periodo 2013-'15) e nuovi criteri per la conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia ed il congedo parentale. L’INPS si occuperà del monitoraggio della spesa.

Il provvedimento (al quale manca il placet della Corte dei Conti per il "via libera") prevede che dopo undici mesi di maternità, le donne che decideranno di tornare al lavoro potranno chiedere voucher di importo pari a 300 euro al mese per sei mesi da utilizzare per pagare baby sitter. Altrimenti avranno un contributo con bonifico diretto dell’INOS all’asilo nido pubblico o privato scelto dalla madre.