Welfare innovativo

altUna guida per le donne di tutte le culture, età ed esperienza che cercano di scalare la gerarchia aziendale in un mondo sempre più globalizzato e competitivo. Tutto questo è 'CAREER GPS: Strategies for Women Navigating the New Corporate Landscape' (GPS per la carriera: strategie per aiutare le donne a navigare nel mondo aziendale), il nuovo libro di Ella Bell, docente della Tuck School of Business (Usa), esperta in questioni razziali, carriera e sociologia comportamentale. "La genesi del libro - spiega l'autrice  - è il risultato del mio lavoro come editorialista di 'Working It' per Essence Magazine, una rubrica di consigli di carriera che si indirizza in particolare a donne afro-americane, ma che è stata vista anche fra le mani di donne appartenenti ad altri gruppi razziali e etnici, di tutte le professioni".

"Le loro domande - continua - mi hanno indotta a trovare un modo migliore per offrire un mezzo più esaustivo per discutere delle questioni collegate alla carriera femminile e ai cambiamenti del mondo del lavoro. Mi sono sentita in qualche modo obbligata a condividere con un pubblico più vasto quello che sapevo sulle donne di successo nel mondo aziendale".

Il movimento femminista non ha liberato le donne, scriveva sabato sul Corriere Susanna Tamaro. Ed è vero. Per essere libere bisogna avere opportunità, e diritti. E invece: dopo le prime, vitali (per molte donne sì, vitali) conquiste, come il diritto a interrompere una gravidanza, le femministe-guida d'Italia sono andate dove le portava l'ombelico. Invece di battersi per quote sul lavoro e asili nido, hanno passato svariati anni a discutere di «pensiero della differenza». Lasciandosi indietro milioni di donne che avrebbero appoggiato (avrebbero beneficiato di) battaglie liquidate come «emancipazioniste», come se fosse una parolaccia. Rimanendo in pochissime, fino a implodere. Attorcigliandosi a discutere di corpi ed embrioni fino a raggiungere (alcune) l'opposto estremismo: prima praticavano aborti, ora vogliono impedire ai corpi delle (altre) donne di concepire con la fecondazione assistita se non maritate, o di abortire.

alt«Le donne in Italia fanno meno figli e spesso hanno uno stato complessivo di salute migliore». Così Mario Merialdi, coordinatore della Salute Materna e Perinatale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), commenta dal suo osservatorio di Ginevra lo studio di Lancet che fa guadagnare all'Italia il primato mondiale dei parti sicuri: «Un paragone reale tra i Paesi europei è difficile, perché anche un singolo caso di mortalità può fare sballare le statistiche pro o contro: di certo, comunque, l'Italia è in cima alle classifiche della più bassa mortalità a livello internazionale».

Sono dati che la sorprendono? «Al contrario, li trovo coerenti rispetto alla situazione delle donne che partoriscono in Italia. Favorite da buone condizioni di salute di partenza, perché non soffrono né di obesità né di carenze nutrizionali, le pazienti affrontano il parto in ospedali che offrono tutto sommato un'accoglienza tempestiva anche, per esempio, in caso di necessità di tagli cesarei d'emergenza». Ma gioca a favore dei parti sicuri anche il basso tasso di natalità italiano (1,32 bebè a testa)? «Il rischio di emorragie da parto è minore in chi fa meno figli. Ma per evitare le complicazioni, poi, contano molto anche le visite eseguite durante tutto il periodo della gravidanza, in Italia generalmente molto accurate. E il rapporto di fiducia con il ginecologo che le donne italiane, al contrario che altrove, spesso chiamano anche nel cuore della notte».

(Ln - Milano) Parte da Milano, dalla condizione di vita metropolitana, per diffondersi in tutta la regione, il progetto di un Comitato strategico "Donna-Famiglia-Lavoro" che affianchi il presidente della Regione nell'individuare e realizzare politiche innovative per affermare il protagonismo della donna nella società e la conciliazione famiglia-lavoro.
Chiamati a farne parte, esponenti del mondo dell'impresa e del sindacato, associazioni familiari e femminili, esponenti del mondo dell'università, della ricerca, dell'area socio-sanitaria, giuristi, personalità della cultura e dello spettacolo.
"Fare in modo che nessuna donna sia più costretta a scegliere tra cura delle relazioni familiari e lavoro", ha sintetizzato il presidente, il quale pensa a un fondo speciale di 10 milioni all'anno dedicato a questo scopo.