Notiziario tematico

Nell’era del web e dei social media, re del marketing è divenuto il settore digital. Il marketing digitale tradizionale utilizza elementi semplici ma potenti, come l’email, la pubblicità online, i blog e i siti.

Ma che direzione sta prendendo? Quali sono gli sviluppi e le prospettive del campo? La risposta risiede in tre elementi: emozioni, Big Data e Internet delle Cose.

La fine della SEO?

Fino a poco tempo fa, uno dei capisaldi su cui si basava il marketing digitale era la Search Engine Optimization: garantire al proprio prodotto di essere tra i primi risultati dei più usati motori di ricerca.

Per fare ciò si spingeva l’acceleratore su degli elementi “tecnici” che permettevano ai propri contenuti di scalare le classifiche in particolare di Google Search.

Di recente, però, Google ha migliorato il suo algoritmo, permettendo una risalita principalmente a quei siti che si concentrano sulla qualità dei contenuti proposti e sull’interazione social con i propri clienti e i propri contatti.

Non si tratta, però, della fine della SEO, quanto di un suo affiancamento con strumenti più raffinati, che tengono conto dell’attuale esplosione social nel panorama del marketing digitale.

Accantonato il flop della "Digital assembly for Ue", il Governo si prepara per la "Davos" del digitale che riunirà a Venezia l'8 e il 9 luglio 400 fra capi di Stato e di governo e protagonisti del settore. Palazzo Chigi già al lavoro con la Commissione Ue per la messa a punto dei contenuti.

Il nome è stato ormai scelto, e sarà “Digital Venice”. L’8 e 9 luglio a Venezia la Commissione europea non organizzerà più l’edizione 2014 della “Digital assembly for Ue”, che potrebbe essere spostata a dopo l’estate o addirittura saltare, ma un evento comunque in grande stile che riunirà nella stessa sede più di 400 tra capi di Stato e di Governo, vertici internazionali delle industrie del digitale e addetti ai lavori. Rimarrà pieno il coinvolgimento delComune di Venezia, che avrebbe già confermato la propria disponibilità.

Se le modalità di telelavoro fossero applicate a 1,3 milioni di lavoratori, rispetto agli attuali 3/400.000 potremmo ottenere un recupero di circa 4 miliardi di euro all'anno (un quarto di punto di punto del Pil), corrispondente all'Imu della prima e seconda casa o al 15% del piano di recupero costi del Commissario Cottarelli.

Da qualche anno Federmanager sta portando avanti una serie di iniziative con lo scopo da un lato di fotografare la situazione nazionale del “telelavoro” in riferimento alle altre esperienze internazionali e dall’altro nell’intento di stimolare, anche nel nostro Paese, l’adozione di modelli innovativi di lavoro attraverso l’abbattimento di barriere culturali e tecnologiche.

Negli ultimi tre anni abbiamo vissuto: quattro crisi di Governo, lo spread a oltre 550 punti rispetto ai bond tedeschi, la disoccupazione al 12.5 %, un milione di disoccupati sotto i trenta anni pari al 42% della popolazione di riferimento con punte del 65% nelle Regioni del Sud Italia, l’emigrazione intellettuale in crescita esponenziale verso le nazioni del Nord Europa e dell’Est, la cancellazione di oltre 500 mila partite IVA, la creazione di almeno 250 mila esodati attualmente in cerca di pensione o ricollocazione, il tentativo di recupero di risorse derivanti da un’evasione fiscale stimata in circa 150 miliardi all’anno. Il primo tentativo di recupero di risorse attraverso la cosiddetta spending  review, 3 o 4 miliardi, da parte del commissario Bondi. Senza esito. Il secondo tentativo previsto dalla legge di stabilità del valore stimato di 35 miliardi di euro affidato alla gestione del commissario Cottarelli.

L’eco-industria europea è in crescita e traina tutto il settore della green economy. Lo ha dichiarato Janez Potočnik, commissario europeo all’Ambiente.

In occasione dell’apertura dell’Industrial GreenTec Fair, la fiera della tecnologia sostenibile che si svolge dal 7 all’11 aprile ad Hannover, Janez Potočnik, commissario europeo all’Ambiente, ha espresso parole positive per l’industria “green” del Vecchio continente.

«L’industria dell’Unione europea ha l’opportunità di svolgere il ruolo di leader mondiale nel campo della sostenibilità e della competitività – afferma Janez Potočnik – le eco-aziende dell’Ue hanno un fatturato di centinaia di miliardi di euro, e rappresentano quasi il 3 per cento del pil complessivo».