Notiziario tematico

La scalata delle donne leader è ancora agli inizi e già si contano le cadute. Secondo uno studio sulle 2.500 aziende più importanti del mondo, solo il 5% degli amministratori delegati è di sesso femminile eppure la probabilità di perdere la poltrona è più alta per lei che per lui. Ben il 38% delle donne che hanno lasciato il posto negli ultimi dieci anni vi sono state costrette, mentre solo il 27% degli uomini è stato licenziato.

Il dibattito sul perché è aperto e ad alto rischio di sessismo più o meno consapevole. Escludiamo subito, per decenza, l’ipotesi secondo cui le donne sarebbero meno brave a comandare. Nessuno l’ha avanzata, per fortuna. La seconda della lista è fastidiosa ma il co-autore dell’indagine Per-Ola Karlsson la ritiene plausibile. In alcuni Paesi le pressioni culturali e politiche spingerebbero le società a osare un po’ di più pur di mettere al vertice una donna, e azzardare in qualche caso significa sbagliare. Una tesi, riportata dal Financial Times , che non avrà fatto piacere alle neo-presidentesse di Eni, Enel e Poste. Scoraggiante anche la lettura dell’Economist , secondo cui le donne falliscono perché messe alla guida di aziende in difficoltà. Il ragionamento è questo:

«L’Italia ha bisogno di una nuova e radicale consapevolezza sui bisogni d’innovazione che interessano la Pubblica amministrazione, le imprese e la società civile per accompagnare il Paese verso un modello economico nuovo. E lo “smart working” è una delle chiavi strategiche per accelerare questo processo visto che in Italia, secondo l’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano, si potrebbero risparmiare ben 37 miliardi di euro l’anno per le imprese, oltre il 2% del Pil, di cui 10 solo dalla logistica». È quanto emerso durante l’evento annuale degli Stati Generali dell’Innovazione che si è tenuto oggi nella sede della Regione Lazio, a Roma. Una giornata intensa di confronto sui bisogni digitali del Paese, le prospettive dell’efficienza al cospetto dei cambiamenti climatici, i processi legislativi che accompagnano a livello locale e nazionale la modernizzazione.

Stati Generali dell’Innovazione ha proposto il “lavoro in mobilità by default” per la Pubblica Amministrazione inserito nel decreto Crescita 2.0 ma sostanzialmente ignorato dalle amministrazioni stesse: «La possibilità di migliorare la maniera di lavorare in ampi settori della società italiana c’è, la normativa in parte pure, ma ora bisogna agire, afferma Nello Iacono, vicepresidente di Stati Generali dell’Innovazione- lanciamo un appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, affinché la norma sia applicata nella Pubblica amministrazione, e si vada oltre promuovendo il lavoro in mobilità per tutti».

Questo il risultato dell’iniziativa «Più siamo più pesiamo» in piazza Gae Aulenti. Le derrate saranno destinate alle persone in difficoltà.

Meglio non essere troppo magri. Soprattutto se qualche chilo in più serve ad aiutare chi non ha da mangiare. E così tanti milanesi, con o senza linea perfetta, sono saliti mercoledì scorso sulle bilance messe a disposizione da Expo per l’iniziativa Più siamo, più pesiamo. E, arrivati ad un peso complessivo di quasi 103 tonnellate, hanno regalato altrettante migliaia di chili di pasta, attraverso la donazione di Coop e Eataly.

A fare da ponte in questa iniziativa benefica legata alla manifestazione del 2015 è il Banco Alimentare che già ogni giorno si occupa (con una rete di quasi duemila volontari e 21 sedi operative) di recuperare cibo da aziende sostenitrici, negozi, mense e grande distribuzione, per poi consegnarlo alle nove mila associazioni che in Italia rispondono ai bisogni di chi chiede aiuto. «Per noi è stato molto importante - spiega Marco Lucchini, direttore generale della Fondazione Banco Alimentare - venire coinvolti in questo evento, soprattutto perché il tema di Expo è strettamente legato all’alimentazione e abbiamo tutti insieme dimostrato come l’esposizione potrà anche significare attenzione al prossimo e sensibilizzazione sul tema di una più equa distribuzione di risorse». «Expo è già cominciata ed è già un fatto concreto - gli fa eco il commissario Giuseppe Sala - come questa raccolta ha dimostrato».

Un conto è la sobrietà, un conto la depressione. Gli italiani che hanno ristretto cinghie, spese e investimenti nel vivo della crisi si ribellano ai «catastrofismi» e rincorrono gli impulsi di crescita. Perché i segnali, tra i timidissimi cenni di ripresa, ci sono: il boom dei quasi 400mila imprenditori nati all'estero, il controesodo di talenti under 30, le spese a metà prezzo nei negozi locali...

Il Censis, in un'indagine realizzata in coppia con Eni («Una prospettiva di vigore per uscire dalla depressione») ha individuato "energie e soggetti vitali" che possono allentare la morsa dell'austerity. Eccoli.

Imprese e start up. Milano la città più vitale

Aziende in declino o in fuga all'estero, zavorre fiscali, svendite ai big internazionali... Che l'impresa soffra è un dato di fatto. Ma perfino un anno in bilico come il 2013 ha registrato un saldo in positivo: secondo il Censis, il rapporto quotidiano tra società nate e in chiusura è di 1.053 a 1.018, con ben 2mila start up innovative a regime. La vitalità attechisce con ritmi diversi: tra le città che gli italiani considerano più "vigorose" primeggia Milano, qualificata al primissimo gradino del podio dal 69% degli intervistati. Seguono, con buon margine, Torino e Roma: 22% e 14%. Su scala provinciale i territori più effervescenti nella creazione di imprese e occupazione sono Prato, Monza e Brianza, in una top 20 scandita da località del centro Italia (10 posizioni), nord est e nord ovest (7 e 3 posizioni). E tra chi si orienta all'estero? Sopravvivono le mete – o gli stereotipi - di sempre. L'«intramontabile sogno yankee» continua a far breccia, se è vero che il 44% degli intervistati e addirittura il 54% dei giovani dai 18 ai 29 anni indicano gli States come nazione più pulsante al mondo. Restano in crescita Far East, Oceania e due terre d'approdo classiche in Europa: Giappone (27,5%), Cina (23%), Australia (21%), Regno Unito (13%) e Germania (13%).