Notiziario tematico

Pixmania: il 20% ne possiede tre. Smartphone usato per le comunicazioni in mobilità, tablet "re" dell'entertainment domestico.

Secondo un’indagine commissionata da Facebook a GfK, i dispositivi mobili sono sempre più parte integrante della vita di tutti i giorni: il 60% delle persone utilizza due dispositivi, mentre il 20% ne possiede tre. In particolare, il 77% usa lo smartphone per comunicare, l’86% accende al laptop o al pc per le attività lavorative e il 50% accede al tablet per l’intrattenimento. Dati confermati dalle abitudini e dai trend di acquisto dei clienti di PIXmania, azienda attiva nell’e-commerce.

La tecnologia svela quindi abitudini e comportamenti delle persone in termini di abitudini e frequenza di utilizzo dei dispositivi. Tra le attività gestite più frequentemente da tutti e tre i dispositivi sono proprio le relazioni social, con al centro Facebook.

Le donne che hanno fatto le donne
Le donne Repubblicane

Teatro Franco Parenti, 31 marzo ore 18, Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Che c’entra il turbante sofisticato di Elvira Leonardi Bouyeure, in arte Biki, la sarta che teneva salotto con Ungaretti e Montale, con i tailleur grigi alternati agli abiti a fiorellini abbinati a borse della spesa portati anche in parlamento da Nilde Iotti? Cosa accomuna il forte accento lombardo diPina Re, sindacalista delle mondine, deputata impegnata contro i “licenziamenti per matrimonio”, e il biondo platino di una grande manager come Marisa Belisario. Come si intrecciano queste signore con gli scritti e le battaglie intellettuali e ribelli di Carla Lonzi? «Sono donne che hanno cambiato una società in cui le donne non avevano spazio politico e sociale», dice Ada Gigli Marchetti, docente di storia all’Università degli studi di Milano e autrice del progetto Le donne che hanno fatto le donne, conferenza spettacolo che, raccontando “le donne repubblicane”, attraversa gli anni dal ’45 al ’70: il periodo in cui hanno preso corpo diritti oggi considerati naturali e che hanno visto le donne impegnate nell’imprenditoria e nella politica. Attraverso i comportamenti, per alcune o le lotte, per altre.

Da quando la legge 188/2007 è stata abrogata, tre mesi dopo la sua entrata in vigore, abbiamo lavorato per riconquistarla. L’abbiamo fatto costruendo reti, dentro e fuori dal Parlamento, costituendo nel 2012 il Comitato per la 188 insieme a donne di Senonoraquando, di partiti, di associazioni, di sindacati, imprenditrici, giornaliste; promuovendo raccolte di firme, incontrando movimenti, imprese, associazioni, ministri dei diversi Governi, Presidenti di Camera e Senato, laeder di tutte le forze politiche, organizzando il 23 febbraio 2012 una giornata di mobilitazione nazionale e più volte presidi davanti a tutte le Prefetture d’Italia. A noi sembrava, e sembra, incredibile non riconoscere la bontà di una procedura, in ciò consiste la legge, una procedura dunque per dimettersi volontariamente dal proprio posto di lavoro.

La compilazione di un modulo scaricabile da Internet, numerato e con scadenza quindicinale, potrà prevenire l’abuso della  lettera di dimissioni in bianco, senza data, fatta firmare alle ragazzi e ai ragazzi al momento dell’assunzione in modo che possa essere perfezionata con tanto di data quando quella ragazza è incinta o quel ragazzo non va più bene. Una lettera finta.

L'appello ai cittadini della senatrice e ricercatrice: è bello studiare l'ignoto, provateci.

Elena Cattaneo, senatrice a vita e ricercatrice, tra gli ospiti di "Next  -  Repubblica delle Idee". Dal suo punto di vista di studiosa e di persona che lavora nei palazzi della politica, cosa significa innovare?
"Quando si parla di innovazione si pensa sempre alle start up, all'imprenditoria e al desiderio di passare subito all'azione. Passa il messaggio che è solo questo che può fare da traino all'economia. Ma le cose non stanno così: il vero traino sono lo studio, la scuola, l'università. E la ricerca. Se questa non viene percepita come un bene comune, come un'area di esercizio della creatività, viene meno la linfa vitale che regge l'innovazione".

Che percezione si oggi ha della ricerca scientifica?
"In Italia sembra che sia qualcosa che è legato solo al mondo accademico o a chi è in grado di trasformarla in impresa. Invece dovrebbe essere coinvolta tutta lasocietà nella bellezza di scoprire e indagare l'ignoto. Perché il concetto fondamentale che sta alla base dell'innovazione è la cultura della ricerca che deve diventare patrimonio di tutti. E poi il resto viene da sé: il cittadino assetato di conoscenza è spinto a innovare. Ci sono tantissime start up che nascono intorno e dentro alle università, ma questo accade proprio perché ci sono scienziati e professori che non ci pensano nemmeno a creare un'impresa. Sono persone impegnate a studiare".