Notiziario tematico

Complice un po' la filmografia hollywoodiana, ma quando si parla di finanza nell'immaginario collettivo si associano soldi e potere a ciniche figure maschili. In realtà a controllare il 27 per cento della ricchezza mondiale non sono gli uomini, bensì le donne. Il recente studio Harnessing the Power of the Purse: Female Investors and Global Opportunities for Growth, del think tank no profit newyorkese Center for talent innovation, mette in evidenza l'influenza rosa nell'economia globale, quantificabile in più di 20 trilioni di dollari (circa 15 mila miliardi di euro), più del Pil dell'Unione Europea.

Ed è proprio nella terra di Jordan Belfort, il lupo di Wall Street interpretato da Leonardo Di Caprio, che le donne muovono miliardi: 11,2 trilioni di dollari, ovvero il 39 per cento delle risorse investibili negli Stati Uniti. Come per gli uomini gli obiettivi sono alti rendimenti e buone performance del portafoglio titoli, ma è l'avversione al rischio ad accendere le differenze. Negli Usa il gentil sesso preferisce un portafoglio più stabile (+29 per cento rispetto agli uomini), mentre in Cina e a Hong Kong le donne scelgono linee d'investimento rischiose al pari degli uomini. Situazione diversa in India dove le parti si invertono, l'81 per cento degli uomini preferisce la sicurezza contro il 52 per cento delle investitrici.

Un codice italiano dei pagamenti responsabili sul modello del Prompt payment code inglese. A prendere l'iniziativa è Assolombarda, la territoriale milanese di Confindustria. Si parte con 37 aziende: da Unicredit a mapei, da Bnl a Mediaset. Tutti si impegnano a pagare nei tempi scritti nero su bianco sui contratti di fornitura. Non solo pubblica amministrazione: spesso a saldare in enorme ritardo sono anche le aziende private. Una cattiva abitudine che si è aggravata con la crisi. Nel 2013 i crediti scaduti, e non pagati, affidati per il recupero alle imprese associate Unirec (rappresentative dell'80% del mercato) hanno toccato quota 48,6 miliardi, 5,6 in più rispetto al 2012. Di qui l'idea del codice. Possono aderire tutte le aziende italiane, anche quelle non iscritte a Confindustria. Chi firma può eseguire un marchio di affidabilità sul fronte dei pagamenti. La reputazione dell'azienda migliora. Ma potrebbe guadagnarci anche il portafogli se, come ha prospettato ieri il presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, nei bandi pubblici i pagatori affidabili avranno qualche punto in più. 

"Stiamo pensando di insedire l'adesione al codice dei pagamenti come elemento di valutazione positivo nell'assegnazione delle gare" ha annunciato Maroni (d'altra parte la stessa Regione Lombardia ha sottoscritto il codice dei pagamenti responsabili). 

Il 4 giugno presso la sede della Camera di Commercio e Industria di Milano, in Sala Turati.

 

"Explora verso e oltre Expo 2015" è l'argomento della Explora Conference che si terrà il prossimo 4 giugno presso la sede della Camera di Commercio e Industria di Milano, in Sala Turati.

Le Explora Conference saranno una serie di incontri organizzate per fare conoscere agli operatori turistici, alle istituzioni e al sistema imprenditoriale i trend della domanda, l'evoluzione e anche le strategie di sviluppo del settore turistico.

Nel primo incontro sarà presentato il portale di destinazione e gli strumenti di social media marketing che Explora utilizzerà per la promozione e la promocommercializzazione dell'offerta turistica di Milano e della Lombardia insieme ad Expo 2015.

A un anno dall'Expo, tra allarme corruzione e promesse di rilancio, la metropoli ha già cominciato a ricostruirsi dal basso. A misura di giovani, start up, makers e coworking creativo.

La nuova Milano è in un ex garage dove si condivide tutto. Anche un'idea, nata sedendo ai lunghi tavoli di legno di un urban bike cafè, un posto che sembra atterrato da Berlino o Londra, frequentato dagli studenti e professori del Politecnico, dalla gente del quartiere, dagli amanti delle biciclette. E da chi lavora pochi metri più in là, nel coworking da cui è nato tutto e, magari, durante una pausa, davanti a un caffè, ha trovato un modo per collaborare a un progetto.
Sta in un cortile vicino ai grattacieli, uno spazio assegnato dal Comune e trasformato in un piccolo paradiso per maker, tra stampanti 3D, fresatrici, laser-cut, corsi di elettronica, workshop per bambini. È un ex edificio industriale che, dopo 15 anni di abbandono, è stato abbattuto dall'amministrazione: rinascerà come un laboratorio dedicato alle smart city e alle startup che si occupano di vivibilità, ambiente, risparmio energetico. Fino ad altre fabbriche dismesse, quelle di Lambrate, dove sono spuntate altre scrivanie in condivisione, gallerie d'arte, studi di architetti, blogger, aziende di grafica e comunicazioni, onlus.

È in tutti questi luoghi che a Milano si sta tentando di costruire insieme, dal basso, anche una nuova identità: una metropoli fatta "su misura" non più e non solo dei suoi protagonisti tradizionali, lavoro e impresa di una volta, banche e affari, borghesia meneghina del centro e ceti operai delle periferie, ma di quelle che il sociologo Aldo Bonomi chiama "avanguardie agenti": mix ancora un po' indefinito e ribollente di innovazione e precariato, idee per il futuro e servizi per ciò che già di diverso c'è. "È un cambiamento non si vede tanto guardando in alto, ai grattacieli, ma facendo i flâneur, osservando la città in orizzontale. Camminando lungo le strade, insieme ai negozi vuoti per la crisi, colpiscono soprattutto i luoghi di ibridazione in cui si mette insieme tutto, il coworking e il ristorante, il mercato della terra e il posto dove incontrarsi. Si è passati dai centri sociali, che erano spazi di resistenza, a spazi che sono di resilienza".